Malga Tombea e Malga Alpo

Monte Tombea gravelextreme

Sono le 5.22 di sabato 1° agosto quando parto da Polpenazze in direzione nord. Quest’anno avevo due obiettivi ghiaiosi: completare l’anello del Tremalzo ed arrivare a malga Tombea proprio sotto la cima del monte omonimo. Conquistato il primo proposito, oggi è il turno del secondo. Dopo aver visto la splendida traccia di Niccolò della scorsa settimana decido di salire dal lago d’Idro, questo mi darà la possibilità di scoprire anche un’altra salita per me inedita, quella di malga Alpo. Dopo aver scavallato i laghetti di Sovenigo, a Villanuova mi infilo nella ciclabile della Val Sabbia sempre molto bella, ma con numerosi tratti troppo complicati per la bdc. Oggi, invece, con la LinaBatista la percorro volentieri. Settimana scorsa in località Ponte Re (all’uscita di Barghe) è stato inaugurato un nuovo tratto che consente di evitare la statale del Caffaro lungo la quasi totalità dell’abitato di Vestone. Sono pochi chilometri, ma la particolarità e che per un centinaio di metri la ciclabile è sospesa sopra il fiume Chiese aggrappata alla montagna esattamente come la celebre ciclopista di Limone.

Decido di fermarmi nel parco di Vestone per riempire la prima borraccia oramai vuota e mangiare la prima barretta. Sono le 7.00 del mattino quando ritorno sulla statale, fortunatamente l’abbandono prima dell’abitato di Lavenone restando a destra vicino al Chiese. Rientro sulla principale prima di Idro ed ora la devo percorrere per tutta la lunghezza del lago. Essendo il primo sabato di agosto, nonostante l’ora (7.30 circa), il traffico inizia a farsi sentire. Ancora niente code, ma certo non le poche autovetture a cui sono abituato in questi orari. Ad Anfo passo davanti alla fontana che solitamente è tappa di rifornimento prima della salita al passo Baremone, vedo tre Exploro della 3T con altrettanti ciclisti intenti nell’approvvigionamento idrico. Li saluto, ricambiano, mi immagino che saliranno allo sterrato del Baremone e magari faranno tutto il crinale fino al Crocedomini. Finalmente giungo a Ponte Caffaro e svolto a destra nelle vie del paese levandomi di dosso il fastidioso rumore dei motori.

Da ora per parecchie ore di auto ne vedrò poche. Utilizzando parte della ciclabile scavalco il piccolo delta del Chiese che si immette nel lago. A Baitoni inizia la salita, sono poco più di 10km per giungere agli oltre 1.400m di Malga Alpo, la pendenza media supera di poco il 10%, tuttavia i primi 4km fino al borgo di Bondone sono più semplici con pendenza 7-9% ad eccezione di un breve tratto iniziale tra 10-12%.

Inizio a salire e dopo alcuni tornanti con splendida vista sul lago odo il vociare di alcuni ciclisti alle mie spalle. Mi volto, sono in tre, salgono di buon passo, ma in scioltezza. Dopo altri cinquecento metri mi raggiungono, mi salutano (sono i tre delle Exploro) e mi superano. Qualche istante dopo uno si gira e mi chiede: “Ma sei Marco, quello che mi ha scritto su Komoot?” “Sì, sei Niccolò!” rispondo io. Per un attimo rallentano un poco ed io accelero per poter scambiare due parole. Non pensavo proprio che avrebbe rifatto lo stesso giro la settimana successiva. Mi spiega che ai suoi due amici Eric e Simone interessava molto e così eccoli qua. Sfortunatamente io non ho il loro passo e devo lasciarli andare. Sarebbe stato interessante discorrere un po’ di più con Niccolò Varanini che ritengo uno dei migliori tracciatori. Proseguo la mia salita fino al borgo di Bondone, carino, appollaiato sulla montagna a 700m s.l.m. con splendida vista sul lago e sulla valle. Ad un tornante vedo un bar e seduti i tre Exploro si gustano un caffè, ci salutiamo. Esco dal paese, un cartello minaccioso allerta gli automobilisti sulla pericolosità e la pendenza della strada. Ora inizia la parte dura, ma anche quella più paesaggisticamente spettacolare. Si parte subito con un 15% e ci si infila nel bosco, la strada diviene stretta, nessun rumore se non il cinguettio degli uccelli ed il frusciare delle foglie al vento. Innesto sin da subito il rapporto più corto 30×40 e mantengo una cadenza alta, saranno quasi 6km per arrivare alla malga e voglio salvare la gamba il più possibile. Fortunatamente poco prima del terzo chilometro inizia una specie di falsopiano, per 500m la pendenza non supera il 6%. E’ qui che mi riprende Niccolò con i suoi amici, questa è una fortuna perché mi consente di stare qualche minuto con loro e conoscerci un po’.

Ovviamente finito il tratto facile la strada si fa cattiva, ma proprio tanto. Niccolò scappa in avanti con balzo felino per appostarsi e scattare le fotografie ai suoi compagni. Eric e Simone proseguono con agilità manco stessero pedalando in ciclabile, io mi affanno e vedo il GPS superare il 20% di pendenza più volte. Intravedo Niccolò all’uscita di un tornante mentre sta ripartendo dopo lo shooting, ci salutiamo a distanza, non li rivedrò più com’era prevedibile che fosse. Mi godo la mia salita su questo versante a me nuovo. Mi sorpassano, in momenti diversi, anche due ragazzi in bdc del B3L, vanno ancora più forte sembra stiano facendo una cronoscalata. Dopo il quinto chilometro da Bondone il bosco lascia spazio all’alpeggio, la vista si apre sulle montagne, il cielo è terso, un vero paradiso.

Inizio a vedere le prime malghe ed i cartelli indicano che ormai sono in località Malga Alpo. Anche la pendenza si addolcisce, per diventare nuovamente tosta solo in mezzo alle malghe. Abbandono per un attimo la strada che sale alla Bocca di Cablone per una deviazione all’abbeveratoio (saggiamente visto nello studiare la traccia di Niccolò). Mi fermo, è il momento della pausa pranzo, si fa per dire, dato che non sono ancora le dieci, ma pedalando da più di quattro ore ho proprio bisogno di reintegrare e questo è veramente un luogo fantastico per farlo.

Mangio, bevo, guardo la montagna che mi sovrasta e che dovrò scalare di lì a poco e faccio fotografie. Dopo un quarto d’ora abbondante riparto, imbocco la strada per il valico e inizio a salire. I primi 2,5km sono facili attraverso l’alpeggio ed il bosco. Al primo tornante a sinistra le cose si complicano e di parecchio come preventivato. La strada si impenna oltre il 10% ed il fondo si fa molto mosso e con sassi piuttosto grossi.

Oltrepasso la vecchia galleria militare, ormai siamo entrati nella zona di confine della Grande Guerra, provo a pedalare ancora, ma devo rinunciare a causa del fondo, un centinaio di metri e risalgo in sella arrivo al secondo ed al terzo tonante e li oltrepasso con grande fatica, la bici si impunta troppo spesso contro i sassi più grossi ed il posteriore slitta di frequente. Al quarto tornate decido che data la velocità in sella mi conviene proseguire a piedi e salvare la gamba. I cinque tornanti successivi sono meravigliosi, sono talmente assorto nel contemplare il paesaggio che quasi non mi accorgo di essere già oltre i 1.600m. Scatto alcune fotografie, da qui si possono osservare contemporaneamente Bagolino, la piana del Gaver, il Dosso Alto, i radar del Dosso dei Galli ed infine a nord in tutto il suo splendore il ghiacciaio dell’Adamello.

Provo a risalire in sella vedendo un tratto più facile alla ripartenza dal tornante otto, ma dura poco, ritorno a spinta, in realtà sono quasi a 1.700m e non manca molto alla Bocca di Cablone (1.775m). Sono quasi sorpreso quando scorgo il valico, la maestosità del paesaggio mi ha fatto perdere la cognizione del tempo, in realtà ho camminato per circa mezz’ora. Guardo verso est, riconosco il profilo delle montagne della Valvestino e del lago di Garda, sotto di me i fienili di Denai, aria di casa. Oggi, però, è il grande giorno di Malga Tombea, mi attende ancora più di un kilometro di salita sulla sterrata militare.

È li davanti a me intagliata nella roccia, un lungo rettilineo ghiaioso. Riparto, la pendenza media è 8%, ma nella parte centrale, per duecento metri, si torna ancora vicino a 20%. Riesco a percorrerla quasi tutta in sella forte del fatto che so di essere vicino alla meta. Quando la strada ritorna a salire in modo più confortevole ho la forza per guardarmi attorno. Sotto di me un gregge di pecore e sul ciglio della carrabile un ragazzotto (il pastore), ci salutiamo. Arrivo alla Malga, le giro tutt’attorno ed intanto osservo sia il monte Tombea, sia il Caplone poco più avanti.

Cerco di scorgere la traccia della mulattiera che porta al Caplone attraverso la Bocca di Campei. La osservo, so che i tre Exploro sono andati di là, percorso molto tecnico, più mtb che gravel. Da lì si può scendere a Bocca Lorina e poi scegliere o su al Tremalzo o giù a Tremosine. Per me oggi basta così, mi godo il Tombea da qua, da questo nuovo punto di osservazione. Mai ero salito così in alto in Valvestino, vedere Cima Rest (1.200m), che era il mio vecchio punto di riferimento con la bdc, dall’alto dei 1.800m del Tombea laggiù in fondo mi suscita un enorme stupore.

Unico neo, la foschia della calura estiva che salendo dal lago ne impedisce la vista, ma non si può aver tutto. Riparto e ritorno verso Bocca di Cablone per prendere la forestale che scende ai Fienili di Denai e a Magasa. Passo vicino al pastore, gli dico che nella piana vicino alla malga c’è un agnellino “disperso” che bela. Mi risponde con fare colorito: “Lo so. La vedi quella là, è la tr… di sua mamma che lo ha abbandonato. Dopo torniamo a prenderlo.” È incuriosito dalla mia bici, parliamo un po’ e scopro che è un vero pastore, di quelli che la transumanza la fanno per davvero, è partito da Montichiari a fine maggio e poco alla volta è salito fino a qui. Tra un paio di settimane inizierà la discesa, mi faccio spiegare il percorso, sono molto curioso, si stupisce un poco del fatto che io conosca tutti i luoghi che mi cita e che gli dica che ci sono passato in bici durante altri giri. Una curiosità mi assilla, siamo ad agosto, in questo periodo quando arrivano le perturbazioni piovose il brusco abbassamento di temperatura crea dei potenti temporali ed il Tombea è il monte più alto nell’arco di chilometri, un parafulmine naturale. Com’è stare qui chiusi dentro le spesse mura della malga? Anche stavolta la risposta è colorita: “C’è da cagarsi sotto!” Lo lascio al suo lavoro, non senza prima averlo ringraziato per la tradizione che porta avanti con caparbietà. Massimo rispetto! Ho i brividi ancora adesso che scrivo a pensare a lui. Inizio la discesa, interrotta molteplici volte per fotografie varie.

Dopo il Cablone la strada è ancora molto mossa e scoscesa per alcuni chilometri, forse quasi tre, poi cominciano a comparire tratti lastricati ed anche il fondo dello sterrato migliora. Infine poco prima del “Pilaster” (bivio con una forestale che porta direttamente a Rest) si entra nel bosco segno che Denai è vicino.

Raggiunto l’asfalto ai Fienili mi fermo un attimo per riposare le braccia, fotografare e bere un sorso. Riprendo, poco prima di Magasa c’è una bellissima fontana con una panchina e delle fioriere di legno sulla strada, mi fermo lì per riempire le borracce, guardo l’ora sono le 12.30. Era da Malga Alpo che non controllavo l’orologio come se lassù nel silenzio delle montagne non fosse più esistito un riferimento temporale.

Riparto, la solita sensazione di aver già alle spalle la parte migliore del giro, mi consola il fatto che ancora per numerosi chilometri pedalerò sulle magnifiche strade della Valvestino. La giornata è di quelle calde, l’ho capito dall’afa che vedevo sopra il lago dal Tombea. Per fortuna questi sono luoghi noti per essere sempre freschi. Per curiosità arrivato a “Frozen Place”, la piccola laguna poco più in basso di Turano dove in inverno ho visto -10°C, guardo il termometro del gps, segna 27°C anche qui!

Oltrepasso la diga, la temperatura è costantemente sopra i 30°C, ma ciò non mi dispiace. Oggi opto per la discesa da Zuino con ulteriore deviazione a Fornico che mi riporta sulla strada alta di Gaino. Ormai ci siamo, sono costretto a tornare nel mondo civilizzato ed a Toscolano rientro in Gardesana, il solito traffico vacanziero, ma neanche dei peggiori.

Sono circa le 14.30, direi l’orario migliore per godere della calura afosa che sale dall’asfalto. Il vento caldo asciuga il sudore e le borracce si svuotano velocemente. Niente deviazione per S.Michele o Gardone Sopra, oggi si va dritti a Salò per salire le Zette ed uscire nuovamente dal traffico utilizzando il percorso ciclabile che passa per Raffa di Puegnago. Il mio gps segna spesso 35/36°C, ma so che il sensore è troppo influenzato dall’irraggiamento solare. Arrivato a Raffa di Puegnago una bellissima fontana/lavatoio all’ombra mi consente di immergere completamente entrambe le braccia nell’acqua fresca e di inzuppare il cappellino che uso come sottocasco.

Riparto, ormai sono quasi arrivato, la curiosità è vedere fino a che temperatura arriverà il gps quando inizierò a risalire verso Picedo e la velocità calerà sotto i 20km/h. Ebbene punta massima 43°C, io lo considero un buon indice del calore percepito, sapendo benissimo che la temperatura reale probabilmente si attesta a 37°C. Arrivo a Polpenazze quasi alle tre e mezza del pomeriggio dopo 130km e 2.430m di dislivello che, come sempre, non dicono molto riguardo allo spettacolo del giro. La soddisfazione oggi è veramente tanta, il Tombea è da anni uno dei miei tarli ed oggi si è lasciato conquistare in una splendida giornata estiva.

Dettagli tecnici su: STRAVAKOMOOT

Videogallery: Video 7’04”

Photogallery:

Magasa, la magia della neve, il Natale alla porta

Oggi, domenica 3 dicembre, le previsioni annunciano una giornata dal cielo limpido e soleggiato. In settimana una perturbazione ha portato la prima spolverata di neve a bassa quota. Decido, quindi, di recarmi in auto a Bogliaco per partire in bicicletta verso la Valvestino. Questa volta, a differenza dello scorso inverno (vedi Valvestino tra i ghiacci!), voglio arrivare a Magasa borgo a quasi 1.000mt. di altitudine sotto al famoso alpeggio di cima Rest. Sono le 8.26 quando cavalco il mio fido destriero in titanio e parto, dopo un paio di chilometri svolto a sinistra ed inizio a salire costeggiando il lago. Quante volte avrò scalato il Navazzo da quando vado in bicicletta? Non si contano, salita dolce e dai paesaggi meravigliosi sul lago. Oggi devo percorrere i sette chilometri che mi separano dal paese lentamente cercando di sudare il meno possibile. La temperatura durante la salita si attesta tra i 2°C ed i 4°C, il sole irraggia calore e la sensazione è quella di essere a 10°C, ma so per certo che una volta oltrepassato il borgo appropinquandomi alla Valvestino la temperatura precipiterà ampiamente sotto lo zero. Per questo devo cercare di restare il più asciutto possibile per evitare che il sudore mi si congeli addosso. Mentre salgo ammiro il panorama, oggi la giornata è di quelle speciali, cielo terso, aria cristallina, sole caldo, il lago intensamente blu zaffiro, tutto lascia presagire uno spettacolare paesaggio anche una volta entrato nella valle. Giungo a Navazzo, mi fermo e tolgo i guanti leggeri, usati durante l’ascesa, per indossare quelli asciutti e pesanti pronti per contrastare il gelo della Valvestino. Bevo un sorso d’acqua, mentre contemplo il monte Pizzoccolo, oggi già vestito a Natale. Esso pare un pandoro con una leggera spolverata di zucchero a velo sulla sommità.

Riparto, ancora un paio di chilometri ed il sole si nasconderà proprio dietro il Pizzoccolo. La strada inizia a sbiancare, segno di piccoli cristalli di ghiaccio sull’asfalto. Procedo con circospezione, i mezzi antineve sono già passati con sabbia e sale durante la settimana, ma non in maniera esaustiva. Arrivo alla diga, la temperatura è già scesa sotto lo zero, i cristalli liquidi del mio gps iniziano a perdere contrasto, a fatica riesco a leggere -4°C. Non ci sono ancora le colonne di ghiaccio dello scorso anno, troppo pochi i giorni sotto lo zero per averle già formate; tuttavia sufficienti per aver ibernato gli esili ramoscelli di arbusti a bordo strada. Miracolosamente ne trovo alcuni baciati da un raggio di sole filtrato tra le montagne, mi fermo e li fotografo.

Proseguo, giungo al primo ponte, alla destra la valle che conduce verso Costa, ancora tutta in ombra ricoperta da una sottile coltre di neve bianca. Paesaggio silente e spettrale. Arrivo al secondo ponte, quello dell’antico confine con l’impero austroungarico. Semre a destra si apre la valle del Droanello anch’essa completamente in ombra e cosparsa di neve. Vorrei fotografarla, ma ormai il freddo è entrato sotto i miei guanti e le dita iniziano a ghiacciare. Per fortuna il bivio di Molino di Bollone è vicino, lì so di poter trovare nuovamente il sole per alcune centinaia di metri per riscaldarmi. Non riesco più a leggere la temperatura sul mio gps perché è ormai quasi completamente nero, segno evidente che la stessa si è abbassata ulteriormente. Arrivo al sole e rallento per godere di qualche istante in più di caldo. Tengo la destra, direzione Turano e Magasa. La strada ricomincia a salire, anche se ancora dolcemente. Ritorno nella gelida ombra, sto arrivando al punto più freddo di tutta la valle, dopo una curva sinistrorsa scorgo la mia ‘palude’ o ‘stagno’ preferito, tutt’intorno neve e ghiaccio. Non posso non fermarmi a fotografare quest’immensa bellezza.

mag09

A casa scoprirò che la temperatura era scesa a -8°C. Riparto, oltrepasso il bivio per Turano e procedo spedito verso Magasa. I mignoli iniziano a bruciare dal freddo, ma so che tra breve risalendo la montagna sarò di nuovo al sole.Magasa All’incrocio il cartello recitava 5km al paese. Questa salita è costantemente tra il 7% e il 10% di pendenza, piuttosto impegnativa, ma senza strappi violenti. Dopo i primi due chilometri sono nuovamente su un versante soleggiato ed alla mia destra posso ammirare gran parte della Valvestino ancora parzialmente in ombra, mi fermo e scatto alcune istantanee per immortalare il paesaggio.

mag11

Riparto ormai Magasa è vicina, il sole mi riscalda, la temperatura riprende a salire, all’ultimo tornante scorgo alcune stalattiti di ghiaccio, ma non mi fermo dovrò scendere ancora dalla stessa strada, avrò modo al ritorno di fotografarle quando saranno illuminate dal sole. Poco prima del borgo non posso esimermi dal fermarmi e immortalarlo con il mio telefono.

Entro in paese e ne percorro alcuni vicoli alla ricerca di angoli suggestivi da fotografare. Incrocio solo un paio di persone, nonostante siano già le 10.45 di mattina. Mi fermo in un piccolo slargo dove provvedo ad indossare un intimo asciutto, a mangiare un fruttino, bere dell’acqua ed indossare i nuovi guanti a tre dita unite per la discesa.

Mi accingo a lasciare il paese, ma proprio all’uscita del borgo mi viene l’ispirazione per un’ultima fotografia panoramica e per una deviazione verso il parco giochi appena fuori l’abitato non lontano dal cimitero.

mag25

La deviazione si rivela interessante e mi consente di fotografare Magasa da una prospettiva diversa e molto suggestiva.

mag26

Riparto, sono già passate le 11.00, questa volta si scende per tornare indietro. Come promessomi mi fermo a fotografare prima le stalattiti di ghiaccio e poi i boschi ed i monti innevati attorno a Magasa.

In discesa mi raffreddo un poco e cerco di non prendere troppa velocità, ad ogni sosta fotografica in realtà mi scaldo un pochino grazie all’irraggiamento solare. Oltrepasso il bivio per Turano e mi dirigo verso il mio stagno, unico punto che credo di trovare ancora in ombra. Così è, ma la mia sorpresa è tanta nell’osservare il meraviglioso effetto scenico che l’acqua immobile della palude crea con le vette che ivi si specchiano.

mag40

Anche stavolta il mio ‘stagno’ ha saputo sorprendermi, quasi fosse quello di Giverny che Monet amava dipingere in orari e stagioni diverse. Mi giro dall’altro lato ed osservo uno spettacolare gioco bicolore di grigio e bianco lungo tutta la parete rocciosa.

mag43

Qui, nonostante l’orologio segni 11.30, ci sono ancora -5°C! Monto in sella e mi dirigo rapido verso il lago di Valvestino oramai quasi completamente al sole. Lo percorro godendomi ogni istante ed ogni scorcio, fermandomi qua e là a scattare fotografie.

Oltrepasso la diga, arrivo in prossimità di Navazzo ed inizio a scorgere la sagoma innevata della vetta del monte Baldo. La temperatura è tornata sopra lo zero, io passo il paese e inizio la discesa verso il Benaco, ma sono costretto nuovamente ad un paio di soste, il vento di Peler oggi sferza il lago con estrema violenza e rende i panorami limpidi e con profondità d’immagine.

Oggi opto per la discesa attraverso Zuino, stretta, tortuosa e ripida, ma che mi consentirà di giungere direttamente alla rotonda dove ho parcheggiato l’autovettura. Scendendo ammiro il lago e prendo una nuova decisione. Giunto alla rotonda proseguo verso il porto di Bogliaco. Prima di tornare voglio gustarmi il ‘mio’ lago anche dalle sue tumultuose rive. Così mi fermo all’imbarcadero ed immortalo anche questo incredibile scenario, ora la temperatura è salita a 7°C, ma sembra ce ne siano almeno 15°C.

Sono le 12.45 quando carico la bicicletta in auto. Non avrei potuto sperare in una giornata dal meteo migliore: sole, neve e ghiaccio.

Anticipo di un Natale che sta per sopraggiungere.

Dettagli tecnici su Strava: Cicloturisti!@Magasa (in Valvestino è Natale!)

MagasaNatale

Photogallery:

Buon compleanno!

Quando il proprio compleanno cade di giorno feriale (venerdì 7 luglio) capita che non lo si possa festeggiare in maniera adeguata. Domani sabato 8 dovrò partire da Brescia alla volta di Polpenazze del Garda per il fine settimana; ecco che il giro in bici diventa un’ottima occasione per festeggiarmi.

Sono le 5.30 del mattino quando parto verso le Coste di S.Eusebio. Assonnato, molto assonnato, il caldo di questa notte mi ha fatto dormire poco e male. Ho progetti ambiziosi per il giro, ma per il momento spero solo di riuscire a scrollarmi di dosso il torpore e la stanchezza per il poco riposo. Scollino in trentadue e spicci, in linea con i tempi dei giri lunghi, ma cuore e testa dormono ancora, provo con la discesa, magari un po’ di vento fresco e adrenalina aiutano. Non molto! A Preseglie mi fermo alla fontana, mangio un fruttino, lo mastico con calma, bevo acqua fresca, forse aiuta. Un primo timido risveglio lo avverto, ma devo attendere di risalire la val Sabbia fino ad Idro per destarmi. Prima di uscire dall’abitato mi si para davanti un gregge di pecore con una decina di asini, li attraverso divertito. Ora mi aspetta la salita al passo S.Rocco (Capovalle). Sono 8,2km, i primi tre si snodano attraverso ampi tornanti con vista lago e pendenze mai severe (5-6%), arrivato alla galleria svolto bruscamente a destra ed entro nella valle lasciando la vista dell’Eridio, percorso il tunnel e la seguente leggera discesa per un totalPassoSanRocco(Idro)e di 1,5km affronto la vera salita di Capovalle; poco più di 4km con pendenze spesso sopra il 10%. Mi alzo sui pedali e salgo con ritmo regolare, finalmente inizio a svegliarmi! A torto snobbiamo questa salita in quanto meno bella delle due che, attraverso il passo Cavallino della Fobbia, giungono sempre a Capovalle. Oggi invece la osservo meglio e, nonostante l’ampia sede stradale, trovo che abbia un suo fascino, immersa tra gli alberi e senza nulla attorno. Io, peraltro, ne serbo un ricordo speciale; quello del giro Brescia-Salò per andare dai nonni a pranzo, io in bici e la mia famiglia in auto. Arrivato in paese decido di  percorrere la strada più alta, quella che conduce alla frazione di Zumié, più panoramica dell’altra. Proseguo e mi immetto sulla via che porta a Moerna attraversando il vecchio confine con l’impero austro-ungarico (vedi I sette borghi di Valvestino). Oggi ho deciso che voglio entrare e visitare ciascunno dei sette borghi. Prima di entrare a Moerna mi allungo alla chiesetta di San Rocco adagiata sull’estremità della collina, mi fermo alla fontana per riempire le borraccie e mangio una barretta.

Riparto, destinazione Persone, pochi chilometri di discesa con splendida vista a destra sulle vette di cima Rest e sono in paese, questa volta mi fermo e scatto un paio di fotografie proprio nel centro dove la strada si stringe.

La discesa si fa ora ripida e tecnica all’ombra di un fitto bosco, dopo alcuni chilometri sono di fronte a Turano, sede del comune di Valvestino, anche qui non ero mai entrato in quanto la strada provinciale gira a sinistra poco prima. Oggi no, entro, sgancio il pedale, bici in spalla e su per i gradini che portano alla parrocchiale!

Riparto, ora mi aspetta Armo, qui ero già entrato in paese due anni fa con l’amico Giorgio, la salita è breve, poco meno di 3km con pendenze sempre intorno al 6%. Solita foto con il fontanone ed un selfie in piazza.

Ritorno sulla provinciale e svolto subito a sinistra, l’indicazione dice Magasa 5km e cima Rest 8km. Questa è l’altra salita impegnativa del giro odierno, pendenCimaRestze regolari sempre intorno a 8% con punte del 10% fino all’abitato di Magasa, poi gli ultimi 3km più impegnativi con punte del 14%. Come dice l’amico Alberto se il paesaggio merita, la pendenza percepita si abbassa anche di due o tre punti. A cima Rest, vista la meraviglia del luogo sono sicuramente sceso sotto al 7% di pendenza! Arrivato a Rest (1.206m) non mi fermo, ma scendo verso Cadria. Sì, questa è la novità del giro, a Cadria io non sono mai stato, tre chilometri di discesa immersa nel bosco ed eccomi in un’alpeggio in fondo al quale sorgono una ventina di case; sono arrivato è l’ultimo borgo di Valvestino che ancora mi mancava. Rimango rapito dalla semplicità e dalla pace di questo luogo e scatto numerose fotografie nel tentativo di intrappolare questa amena serenità.

Decido di fermarmi qui per la pausa barretta salata e caffè in gel, vorrei poter prolungare questo soggiorno, ma devo tornare. Giro la bici e risalgo a Rest, da Cadria proseguono solo sentieri e mulattiere! Quasi 3km molto regolari e sono nuovamente a cima Rest, questa volta mi fermo e scatto numerose fotografie tra cui una panoramica a centoottanta gradi che rende bene l’idea del paesaggio che mi circonda.buon015

Scendo verso Magasa, non senza fermarmi a fotografare la rocca Pagana una delle nostre ‘piccole dolomiti’.

buon019

Giunto al bivio stavolta mi infilo nel borgo, anche qui non ero mai entrato e percorro tutta la via principale in sella alla mia bicicletta, trovando abitazioni ed angoli caratteristici e suggestivi.

Riparto, scendo verso il lago di Valvestino, attraversando uno dei luoghi che più mi gratificano nel fotografarlo, lo stagno del torrente Toscolano. Quest’inverno lo fotografai con ghiaccio e neve (Valvestino tra i ghiacci!) ora il cielo ed i monti si specchiano nelle sue acque come in un dipinto di ninfee di Giverny di C.Monet.buon025Per finire la serie mi manca ancora un borgo, è quello di Bollone; altri 4,2km di salita anche questi regolari al 6/7%. Sono già passate le undici da un po’ ed il caldo inizia a farsi sentire. Entrato in paese accosto la bici alla fontana, faccio due passi mentre mangio qualcosa, anche qui le foto arrivano facilmente.

Guardo l’ora sono in forte ritardo e scrivo un messaggio a Marina, chissà come la prenderà, le chiedo anche di guardare, se ha voglia, le foto che ho già pubblicato, forse così giustificherà un poco il mio ritardo. I sette borghi sono finiti, mi resta solo da attraversare il lago di Valvestino e scendere in picchiata verso il Benaco. Ammiro le acque verdi mentre transito alto a fianco della riva nord, so già dove fermarmi per scattare una fotografia già incorniciata dai rami della vegetazione.buon027

In breve oltrepasso la diga, arrivo a Navazzo ed inizio la discesa che mi porterà a Gargnano. Le temperature si fanno torride, lungo la discesa sembra di avere un phone acceso che ti asciuga il sudore. A Gargnano ci sono 36°, attraverso Maderno, luogo natio di mio nonno, arrivo a Gardone avrei voluto deviare e salire a San Michele per trovare meno traffico e percorrere ‘I luoghi della memoria‘, ma è veramente troppo tardi, arrivo al cartello di Salò. Tutte le volte che lo guardo mi gonfio di orgoglio come un bambino; sono solo quattro lettere e così si possono scrivere belle grandi sul cartello di inizio paese ed io stupidamente ne sono fiero: misteri dell’anima! Arrivo alle Zette, una dolce salitella di 2,2km, che porta dalla riva del lago alla frazione di Cunettone con cinque tornanti panoramici. Fatta alle 13.00 con 37° ha il suo perché! Un po’ di mangia e bevi in Valtenesi e sono arrivato più felice che mai per il magnifico giro, ma con un piccolo rimpianto ho saltato il San Michele.

L’indomani mattina riparto alle 7.30 per un giretto sciogli gambe, destinazione ovviamente San Michele. Il cielo non è dei migliori, un forte vento porta nuvoloni grigi, arrivo a Salò e dalle Rive scatto subito una fotografia dal fondo del golfo.buon028

Riparto, manca poco alle otto del mattino, a quest’ora si riesce a passare per il lungolago senza arrecare disturbo (video) arrivato in piazza dell’imbarcadero devio a sinistra verso il centro passo di fronte al duomo e mi infilo nel vicolo del campanile, da dove mia nonna sgusciava di soppiatto per andare a giocare da piccola. Uscito da Salò mi dirigo verso Gardone ed imbocco la vecchia strada per San Michele (video). Oggi il forte vento sta increspando il lago, ma, soprattutto, sta regalando colori meravigliosi ai fondali e lungo le spiagge tra il golfo di Salò e Manerba. Salendo verso San Michele mi inebrio di quei panorami.buon030

Arrivato a San Michele proseguo per Serniga. Prima di scendere nuovamente a Salò, una vocina mi dice di salire fino alla chiesa di San Bartolomeo (1,2km all’8%) luogo a me caro fin dalla giovinezza. Ritorno a Salò e percorro quel piccolo pezzo di lungolago che avevo saltato all’andata per passare davanti al duomo. A tratti esce il sole ed il forte vento a reso l’aria limpida ed io voglio scattare qualche foto da lì, ma non ho ancora capito il perché di questo desiderio.

Riguardo quest’ultima foto e come di incanto ora mi è tutto chiaro!

buon035
Oltre la panchina quarant’anni fa c’era una piccola spiaggia

Qui mia nonna mi accompagnava tutti i pomeriggi estivi a guardare gli aliscafi planare nel golfo ed io scendevo su quella minuscola spiaggia per vedere se le onde dei natanti mi avrebbero bagnato i piedi.

Questi due itinerari ciclistici hanno ripercorso la storia della mia infanzia; la corriera che presi adolescente a Capovalle per tornare dai nonni, le escursioni dalla prozia di Moerna,  il passaggio dove nacque mio nonno a Maderno, le visite alla sorella di mio nonno nella casa del giardiniere del Vittoriale, il vicolo del campanile, ed infine la mia piccola spiaggia. La forza del subconscio!

Buon compleanno Mog!

Video Integrale: (SetteBorghiDiValvestino)

Dettagli tecnici su Strava:  Cicloturisti!@Coste,PassoS.Rocco,CimaRest&7borghiDiValvestino e Cicloturisti!@HomeSweetHome

 

Photogallery:

I sette borghi di Valvestino

Moerna (in alto a sx), Turano (in basso a sx), Magasa (a dx)

Narra la leggenda che il primo contadino che abitò la Valvestino ebbe sette figli maschi, alla sua morte i figli litigarono rabbiosamente per la spartizione dei suoi beni. Infine decisero di separarsi ed ognuno si costruì una nuova malga dalla quale non si potesse vedere nessuna delle altre. Fu così che nacquero i sette borghi di Armo, Turano, Bollone, Persone, Moerna, Magasa  e Cadria, dal centro di ognuno dei quali è impossibile scorgere gli altri.

Un venerdì sera, scambiando sms con Giorgio sulla gita dell’indomani, mi venne quest’idea: visitare tutti i borghi nello stesso giro ciclistico; anche il mio amico ne fu entusiasta.

La mattina di sabato 18 luglio partiamo all’alba da Polpenazze per raggiungere la Valvestino. Giorgio, per scaldare la gamba (mah!), suggerisce di fare un po’ di quella che io chiamo Entrotenesi (la parte della Valtenesi che non si affaccia sul lago). Finalmente scendiamo dai Tormini e raggiungiamo la gardesana: attraversiamo Salò, Gardone R., Maderno, Bogliaco dove deviamo per il grazioso porticciolo di Villa di Gargnano.

Abbandoniamo il ciglio del lago, è ora di iniziare a scalare verso Navazzo. Il tempo anche oggi è dalla nostra parte: il cielo è limpido, anche se la torrida estate fa già presagire che le temperature saliranno ben oltre i 30°C tra qualche ora.

Arrivati a Navazzo, dopo 7 km di salita regolare con la splendida vista del lago e del monte Baldo, entriamo nella valle del torrente Toscolano che ci porta fino alla diga.

107_0743
Lago di Valvestino

Al termine del lago di Valvestino parte la strada che porta a Bollone, il primo dei borghi che visiteremo. Per me è una novità, nonostante questi luoghi li conosca sin dall’infanzia, questa salita cieca mi mancava. Quattro chilometri circa ed eccoci in un bellissimo paesino in cui effettuiamo la nostra prima sosta con uno spuntino.

Si rimonta in sella ora ci aspetta la salita più lunga ed impegnativa della giornata: quella che passando da Magasa ci porta agli oltre 1.100m di Cima Rest, 8,1km con pendenza media del 7,1%, ma con numerosi tratti sopra il 10%. Cima Rest è il punto di partenza per numerose escursioni sull’altopiano e sui monti circostanti, ma è ancor oggi un importantissimo alpeggio per i bovini della zona, dai quali si ottiene il latte per prelibati formaggi. Saliamo, passiamo accanto a Magasa e proseguiamo in un tripudio di colori e profumi fino a raggiungere Rest da cui si ha una vista incredibile. Qui ci fermiamo per una sosta al bar e godiamo del paesaggio.

In realtà per arrivare a Cadria saremmo dovuti scendere da Rest un paio di chilometri per poi tornare indietro, ma ci accontentiamo di vederla dall’alto. Riprendiamo il viaggio  e scendiamo fermandoci a fare un paio di scatti da questa posizione privilegiata che ci permette di vedere il panorama della valle.

Dal fondo valle ora prendiamo la salita per Armo, una salita di soli 2,9km con pendenza media del 6% in poco meno di 15 minuti siamo alle porte del paese anche qui ci fermiamo per le fotografie e per gustarci l’ennesima barretta.

Sono già trascorse più di cinque ore, ma sembra di essere partiti solo da mezz’ora tanto è piacevole il paesaggio e la compagnia di Giorgio. Anzi ora che ci rifletto credo che da quando siamo partiti non siano mai trascorsi più di trenta secondi senza che nessuno parlasse. Tra me e Giorgio in quanto a lingua è una bella sfida; per la gamba vince lui a mani basse: ha il triplo dei miei chilometri dall’inizio dell’anno!

Dopo Armo accostiamo Turano e prendiamo la salita che ci porta alle ultime due frazioni: Persone e Moerna. Salita tosta! Fino a Persone sono 2,7km al 9% di media poi altri 5,2km al 6% di media. Giunti a Moerna siamo nuovamente sopra quota 1.000m e ci aspetta un corto falsopiano che ci conduce al vecchio confine tra l’impero austroungarico e il Regno d’Italia. Già, perché sino al 1918 la Valvestino era territorio straniero ed un poco lo si percepisce ancora quando si incrocia un oriundo, di una certa età, che ti guarda di traverso pensando “Questo forestiero cosa ci fa quassù?”. Iniziamo la breve discesa che ci porta a Capovalle, paese sul crinale che separa la Val Sabbia ed il lago d’Idro dalla Valvestino e dal lago di Garda.

Qui facciamo l’ultimo spuntino di giornata e ci accingiamo ad affrontare l’ultima difficoltà ciclistica di giornata. Scollinato il Passo di San Rocco appena fuori l’abitato di Capovalle scendiamo di un chilometro per imboccare la breve e impervia salita che attraverso la Madonna di Rio Secco ci condurrà al Passo del Cavallino della Fobbia. Sono solo 3,6 km con pendenza media del 6%, ma all’interno è presente una piccola discesa e subito dopo c’è un muro di 400m con pendenza massima sopra il 20%. Da qui inizia una lunghissima discesa lungo la Valdegagna e poi lungo la parte finale della Val Sabbia per arrivare di nuovo in Valtenesi. E’ ormai l’una ed il sole scotta sulla pelle, l’asfalto sotto di noi arde ed il termometro segna 36°C. Entrambi felici per il bellissimo giro non vediamo l’ora di farci una doccia fresca ed abbuffarci a tavola dove le nostre famiglie ci aspettano con infinita pazienza. Grazie Giorgio per la magnifica compagnia.

Per i dettagli del percorso: Valvestino (Bollone-Magasa-Cima Rest-Armo-Persone-Moerna-P.so S.Rocco-P.so Cav.Fobbia)