ASCESA 5000 (2021)

Ascesa 5000, si chiama così questa pazzia ideata dal B3L shop del Davide Toselli di Idro. Si tratta di scalare Gaver, Maniva, Baremone, Presegno e Stino, l’ordine lo sceglie il ciclista fermo restando che l’ultima deve essere il monte Stino. Sono le 6.00 del mattino quando parcheggio vicino al negozio e scarico la bici. Sbrigate le procedure d’iscrizione e ritirato il passaporto per i 6 timbri (i 5 rifugi in vetta e quello finale del negozio) alle 6.30 insieme all’amico Alex parto per questa sfida. Alex è fresco di Italy Divide per cui cosa volete che siano 5.000m di dislivello per lui! Dopo una decina di chilometri siamo al bivio di S.Antonio pronti per attaccare la prima salita, il Gaver.

Sono i primi 22km della salita al Passo Crocedomini, la più lunga di Ascesa. Il profilo altimetrico è piuttosto incostante, dopo 5km con pendenza media 7% troviamo 1km di discesa, durante l’attraversamento di Bagolino altri 500m piatti e dopo l’intersezione con la strada per il Maniva un altro chilometro piatto. Siamo ormai al 12km e da qui non si scherza, per i prossimi 10km la strada salirà in maniera decisa con pendenza attorno a 8/9%. Prima di Val Dorizzo uno strappo al 14% mette alla frusta le nostre gambe. Il meteo è uggioso, non piove, ma è come se lo stesse facendo, l’umidità è altissima, il respiro affannoso ed il sudore non asciuga.

Arriviamo in località Gaver gli ultimi metri che conducono al Blumon break sede del timbro sono più agevoli. Mangio una barretta e ripartiamo, la temperatura è di 14°C non troppo freddo, indossiamo comunque lo spolverino per precauzione data la lunghezza della discesa. Giunti al bivio per il passo Maniva lo togliamo, sotto tra sudore e condensa siamo madidi, sensazione che mi accompagnerà per tutta la giornata. iniziamo la seconda Ascesa quella per il Maniva, anche questa “salita dura”, sono 10km con pendenza media 8,4%.

Al contrario del Crocedomini questa scalata è piuttosto costante, non si scende praticamente mai sotto il 7% di pendenza eccezion fatta per un cortissimo falsopiano dopo il quinto chilometro; inoltre la parte più dura è posta proprio sulla sommità con l’ultimo chilometro costantemente sopra il 12% e punte al 15%. La affrontiamo con la dovuta calma, iniziamo a vedere ciclisti che scendono dopo averla già scalata. La cosa buffa è vedere come ogni ciclista abbia interpretato a suo modo l’ordine delle salite. Soprattutto Baremone, Maniva e Gaver sono scalate da tutti come primo blocco, ma in ordine diverso. Il meteo continua ad essere incerto, anzi, se possibile, da metà salita quando la visuale sul Dosso Alto è più sgombra si nota come le nuvole siano basse e minacciose. Nell’ultimo chilometro la differenza di peso tra me e Alex si fa sentire e guadagno qualche metro. Nuvoloni bassi, cupi e minacciosi muovono attorno al piazzale del Maniva rendendo l’atmosfera di questo challenge ancor più epica. Per le foto panoramiche? Facciamo un’altra volta… (oppure leggete Passo Maniva tra neve e primule (versante Bagolino)).

Timbriamo al Dosso Alto e ne approfittiamo per una sosta. Per me una coca, per Alex crostata, coca e caffè, il solito esagerato. Ci copriamo ed iniziamo a scendere, la temperatura non sarebbe neanche bassa, ma l’umidità ed i vestiti zuppi consigliano di indossare almeno lo smanicato. Ritorniamo sul lago d’Idro, percorriamo un tratto di costa fino ad Anfo. Sul lago c’è il sole, fa caldo, in soli dieci chilometri sembra di essere in posti completamente diversi. Siamo pronti per la terza ascesa, il Baremone. Da molti (io per primo) è considerato uno dei più bei passi del bresciano. Salita dura, molto dura ed estremamente spettacolare per i suoi paesaggi e le sue viste sui tornanti sottostanti.

In poche parole 12km al 9% senza possibilità di rifiatare. Il sole fa la sua comparsa in modo più deciso e l’irraggiamento alza ancor più umidità dall’asfalto. Io e Alex non stiamo zitti un secondo, anzi il Copeta è una delle poche persone che riesce a chiacchierare più di me mentre pedala. Io lo ascolto, in effetti ha un sacco di racconti interessanti sull’Italy Divide che ha appena terminato. Così quasi senza accorgerci della fatica che stiamo facendo arriviamo al rifugio Rosa di Baremo, terzo checkpoint di giornata. Oltre al timbro decidiamo di usufruire qui del buono panino compreso nel pacco gara, anche perché l’orario è quello giusto, sono le 13.00.

Tolgo casco, cappellino, scarpe e calze. Sono tutto fradicio ora che c’è un briciolo di sole spero di asciugare un po’ durante questa pausa. Saremmo rimasti ancora un poco, ma nubi nere e minacciose provenienti dal Dosso Alto ci costringono a partire, a poco più di metà discesa un paio di grossi goccioloni d’acqua li prendiamo, ma come ritorniamo sul lago veniamo accolti nuovamente dal sole e dal caldo umido afoso. Ci sono circa 30°C, percepiti 40°C grazie al tasso di umidità tropicale. Oltrepassiamo Idro e ci immettiamo in Valsabbia, giungiamo a Lavenone e svoltiamo a destra, inizia la quarta salita di giornata il Presegno. Anche questa è una salita tanto impegnativa quanto stupenda (Piccole dolomiti bresciane).

Dieci chilometri con media vicino a 6%, ma questo non deve ingannare perché dopo i primi 4km più facili che scorrono attraverso la meravigliosa forra del torrente Abbioccolo, la strada si inerpica a stretti tornati per un chilometro con pendenza di 13% per poi assestarsi su una media di 8% abbondante fino al piccolo borgo. All’inizio del tratto impegnativo della salita capisco che qualcosa non va, Alex procede come un trattore ed io faccio fatica a tenergli la ruota, lo costringo ad abbassare il ritmo un paio di volte. Mi conosco bene, so che quest’umidità è il mio nemico peggiore. Storicamente tutte le volte che ho trovato temperature più fresche, ma molto umide il mio corpo è andato in affaticamento prima del previsto, immagino sia perché i vestiti zuppi e l’umidità impediscano alla mia pelle di trasudare bene e respirare. In ogni caso con fatica e con la compagnia dei racconti di Alex si arriva a Presegno, dove pare esserci una festa. In realtà un nutrito gruppo di ciclisti, misto tra B3L e Fiamme Alte, stanno bevendo birra fuori dal bar prima dell’ultima Ascesa.

Quarto timbro, mangio tre barrette, bevo due coche e vediamo se la situazione migliora. Come nelle altre scalate nell’entrare in valle il sole ci ha abbandonato per lasciar spazio ai nuvoloni cupi. Ripartiamo, torniamo sul lago, passiamo a fianco dello shop e iniziamo a scalare passo S.Rocco e monte Stino. In realtà è un’unica salita che scollina nel paese di Capovalle per poi ripartire per gli ultimi micidiali 3,7km.

In totale la salita misura 13,5km. I primi 3km facili con vista lago, a seguire la galleria che immette nella valle ed un lungo falsopiano in leggera discesa di oltre un chilometro. Da qui la vera salita a Capovalle circa 5km con pendenza sempre oltre 8% e spesso attorno a 12%, ma questo è solo l’antipasto per l’erta finale dello Stino. Infatti dopo una breve pausa nell’attraversamento di Capovalle si riparte con i quasi 4km finali costantemente sopra il 10% e con lunghi rettilinei al 14% e punte di 18%. Questo è il motivo per cui i sadici organizzatori hanno deciso che il monte Stino avrebbe dovuto essere per tutti l’ultima ascesa. Della serie prima ti cuoci a fuoco lento sulle altre e poi ti arriva il colpo di grazia. Io e Alex ci scherziamo su, mangio ancora qualcosa nei primi chilometri, sono ormai le 16.00 del pomeriggio, tutti i monti attorno al lago d’Idro hanno le vette tra le nuvole e non sono nuvolette bianche, bensi bigie e cariche di pioggia. Non fa certo eccezione lo Stino, vetta solitaria oltre i 1.400m, che è ben circondato da brutti cumulonembi. Arriviamo a Capovalle, la situazione meteo è piuttosto critica davanti a noi. Palesemente per salire dovremo affrontare la pioggia, ma arrivati fin qui non saranno certe due gocce a fermarci! D’altronde come si dice “Non siamo mica solubili!” Anzi l’allegria non manca e Alex chiede se in cima c’è la birra. Gli rispondo: “Certo! se te la paghi!” Dopo il primo chilometro di salita oltre Capovalle inizia a gocciolare, la pendenza alta mette in crisi il mio compagno che ha decisamente un fisico da rugbysta. Io, dal canto mio, mi sono parzialmente ripreso, decidiamo di salire ognuno al proprio ritmo, la pioggia si intensifica e indosso lo smanicato, non tanto per me quanto per il telefono che ho nella tasca centrale posteriore, ovviamente tengo lo spolverino aperto sul davanti per respirare meglio. La fortuna vuole che dopo poco e prima della vetta smetta praticamente di piovere. Sono in cima, Ascesa 5000 conquistata, metto il quinto timbro, ora manca solo quello simbolico finale allo shop. Aspetto Alex,che arriva dopo pochissimi minuti, per la foto di rito al rifugio.

Inizio la discesa, il cielo si schiarisce nuovamente un poco, gongolo perché anche se lo stato di forma è buono scalare cinque mostri così in fila non lo avevo mai fatto e non è mai banale. Arrivo al negozio dove mi accoglie il povero Davide che dalle sei di questa mattina, ora sono le sei di sera, non si è mai alzato dalla sedia dietro la scrivania. Mi mette il timbro finale, aspetto Alex e ultima foto di rito con la meritata T-shirt di Ascesa. Alla fine causa “stitichezza” del mio gps sono solo 4.850m di dislivello per 165km, ma questo poco conta. Evento riuscito, compagnia ottima, Alex so che questa sarà solo la prima di altre scorribande insieme in bicicletta!

Dettagli tecnici su KOMOOT https://www.komoot.it/tour/430812618

Dettagli tecnici su STRAVA https://www.strava.com/activities/5681014542/analysis

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