Tignalga, lago di Tenno, passo Duron e lago d’Idro

Oggi, 15 luglio, sono passate due settimane dalla MdD e tutto il mio allenamento per i lunghi con grande dislivello non ha ancora trovato sfogo. Da quando, questa primavera, ho compiuto il Periplo del lago di Garda ho realizzato che Riva d/G, fuori stagione, in automobile, è relativamente vicina, quindi un giro al lago di Tenno è più che fattibile. Ora è piena estate, la gamba c’è, a Riva ci si può arrivare in bici. Sono le 5.24 del mattino quando aggancio il pedale e parto, neanche cinque minuti e sono già fermo; le straneTenno001 nuvole mattutine creano degli incredibili e variopinti giochi sopra la vetta del monte Baldo; più che ad un’alba ho la sensazione di essere di fronte ad un tramonto infuocato. Proseguo scendendo dalla Valtenesi verso le Zette di Salò, arrivo sul lungolago ed il panorama è di quelli che, anche per un salodiano come me, si vedono molto raramente durante l’anno. Adoro la mia città natale!

Tenno002

Sono partito da mezz’ora, ma ho già capito che oggi sarà una giornata memorabile. Procedo spedito verso Gargnano dove abbandono la statale per scendere in paese ed imboccare la ciclabile che mVesioDaGargnanoi consente di saltare la prima galleria; rientro tenno006sulla ss45bis e al bivio per Tignale salgo a sinistra (si sa che non sopporto la pianura) percorro la Tignalga (video) fino a Pieve di Tremosine (Tignalga in solitaria), dopo la sosta obbligata con vista sul precipizio mi infilo nei viottoli per scattare alcune graziose istantanee prima di scendere vero la celeberrima ‘strada della forra’. Giungo al semaforo che immette nel tratto più angusto e spettacolare della gola, è rosso, mi fermo, scatto una foto, il resto lo racconttenno008erà il video; è verde, si parte, mi godo l’intreccio tortuoso che cerca di snodarsi per uscire da questo meraviglioso luogo. Eccomi nuovamente sulla gardesana pronto per attraversare Limone e giungere a Riva, la deviazione mi ha allungato i tempi di un’ora e mezza, ma come si può passare dinnanzi alla forra senza percorrerla? Finalmente sono a Riva, il computer segna le nove di mattina, un po’ di traffico nell’ultimo tratto l’ho trovato, ma nulla di insopportabile. È ora della prima sosta panino, ma una sorpresa inaspettata mi costringe ad attendere; sta salpando il battello ‘Zanardelli’ uno dei due storici del primi anni del novecento ancora attivi sul lago!

tenno009

Ora posso mangiare con calma, in realtà circa ad ogni ora  ho mangiato una barretta o fruttino mentre pedalavo, ma questa è la prima sosta sostanziosa con pane di segale e bresaola (alla faccia dei puristi). Riparto, da qui la strada per me è nuova e lo sarà fino al rientro in val Sabbia, nonostante i miei meticolosi studi sulle mappe stradali mi sarà d’aiuto il navigatore integrato di Xplova X5. Le salite verso il lago di Tenno sono due, io scelgo quella sul versante di sinistra, è indicata come strada secondaria in quanto giunge al lago senza passare dal paese, sicuramente sarà meno trafficata, inoltre credo sia molto panoramica. Non mi sbaglio! Pochissime auto mi sorpassano ed il panorama sulla piana di Riva e Torbole è suggestivo.

La salita non è mai impossibile con pendenze dolci ed una media del 5%. Giunti al lago di Tenno, che si costeggia dall’alto sulla sponda sinistra, la strada continuPassoBallinoDaRivaa a salire senza sosta fino al passo del Ballino (765m s.l.m.) che si trova all’imbocco dell’altopiano di Fiavè. Percorro l’intera salita girandomi a destra e a sinistra osservando questi luoghi per me ‘ciclisticamente’ nuovi. Il cielo si è rasserenato, sia perché mi sono spostato molto più a nord, sia perché il vento in quota ha eliminato le poche nuvole rimaste; ora è tutto intensamente azzurro. Il lago alla mia destra assume tutte le tonalità di colortenno015e dal verde smeraldo dei boschi al blu cobalto del cielo, mi fermo un attimo e lo contemplo. Ora la salita si fa molto dolce, ormai sono entrato nell’altopiano di Fiavè, un lungo rettilineo mi porta al passo del Ballino. Anche il primo tratto di discesa è piuttosto dritto e non troppo ripido; dopo alcuni chilometri mi trovo immerso nei verdi campi coltivati, tutt’intorno le vette delle montagne trentine che alternano boschi e pendii scoscesi anteprima delle vicine dolomiti del Brenta.

Riaggancio il pedale, attraverso Fiavè e mi dirigo verso le frazioni di Cavaione e Marazzone dove mi congiungo con la strada che sale a passo Durone partendo da Ponte Arche. Sono gli ultimi 4,4km che conducono in vetta, la strada ancora unaPassoDuroneDaFiave volta è dolce, pendenza media del 7% senza strappi. Prima di abbandonare l’altopiano mi fermo un attimo per scattare altre fotografie. Giunto all’ultimo chilometro la strada si insinua nel bosco ed i profumo di retenno023sina di pino mi inebria. Scollino, quale luogo migliore per la seconda sosta panino! Mi rilasso all’ombra ed al fresco degli abeti, mangio con calma e respiro profondamente. È il momento di ripartire, la discesa è ripida, tortuosa ed in alcuni tratti piuttosto stretta (video). Vedo faticare numerosi ciclisti nel cercare di scalarla, ne deduco che è realmente una brutta bestia. Entro a Tione di Trento, aBreguzzoDaTionell’incrocio vedo il cartello indicante Brescia a sinistra 80km, mi fa un poco sorridere, sono già passati 110km ed io sono ancora in trentino, mai mi ero allontanato così tanto solo con le mie gambe. Mi attende la salita che porta a Breguzzo, poco più di quattro chilometri di cui l’ultimo quasi pianeggiante, purtroppo si tratta di una statale ed un poco di traffico lo trovo. In paese mi devo fermare a riempire le borracce, il sole picchia ed io sto bevendo molto, adiacente alla fontana un particolare mi colpisce, sono tre tronchi di legno di altezze diverse su cui poggiano altrettanti sassi tondi dipinti come coccinelle portafortuna; li fotografo con la chiesa parrocchiale sullo sfondo. Ne sarà felice la mia piccola Alice. Da qui un lungo falsopiano in leggera discesa mi conduce a Ponte Caffaro all’imbocco del lago d’Idro, purtroppo non trovo la nuova ciclabile che da Tione porta al lago e complice il poco traffico dell’ora di pranzo mi adeguo a percorrere la statale. Finalmentenno026te a Condino riesco a salire sulla ciclabile salvo poi doverla abbandonare a causa di un tratto sterrato che oggi non ho voglia di affrontare; la riprendo a Storo ed arrivo sino a dove le acque del Chiese si gettano nell’Eridio. Rientro sulla statale, altri 12km di pianura lungo il lago, vista stupenda sullo specchio d’acqua e sui monti circostanti, ma inizio ad avere la nausea di questo piattume; quasi 45km senza nemmeno una ‘salitella’ sono davvero troppi per me! Ecco che ad Idro, nonostante il gps abbia appena passato i 160km e 2.700m di dislivello, non esito un istante nel girare a sinistra verso Treviso Bresciano (il Cavallino Fobbia sporco). Come, già l’anno scorso con Rick, salgo fino agli 800m della Madonna delle Pertiche per poi gettarmi in discesa verso Valdegagna e rientrare in val Sabbia a Vobarno. tenno028Dopo i primi tre chilometri mi devo fermare per l’istantanea d’obbligo dalla panchina con vista lago, anche oggi il forte vento ha mantenuto l’aria limpida e la visuale è profonda verso le montagne trentine. Riparto, attraverso Treviso Bresciano, scollino, e lesto mi dirigo alla fonte d’acqua gelida presso i fienili di Rondaione.

Mi fermo tolgo il casco, rinfresco il capo, lavo il sotto casco e lo indosso fresco e bagnato; è l’ora dell’ultimo panino. Oltre agli otto fruttini/barrette avevo quattro panini di segale con bresaola e due caffè liquidi, mi resta solo un fruttino da prendere nell’ultima ora. Scendo con circospezione verso Vobarno, la discesa è molto sconnessa nel primo tratto e quasi sempre stretta. In fondo alla valle, come sempre, prendo per Pompegnino prima e per Roè poi, per evitare un po’ di traffico. Giungo ai Tormini proseguo verso Cunettone lungo la panoramica alta e risalgo in Valtenesi, quando arrivo a Picedo manca ancora qualche chilometro ai duecento; non era uno degli obiettivi alla partenza, ma visto che ci sono allungo scendendo al golf di Soiano ed il primo ‘200k’ della vita è conquistato con 3.590m di dislivello, sono da poco passate le quattro del pomeriggio in piena tabella di marcia.

Soddisfazione massima, anche oggi giornata perfetta!

Video: La Tignalga  La strada della forra  Lago di Tenno, Passo Durone e lago d’Idro

Dettagli tecnici su Strava (link)

Photogallery:

 

Tignalga in solitaria

E’ il 6 settembre 2015 finalmente, dopo averlo pensato alcuni anni or sono, riesco a realizzare il giro completo della Tignalga. Il giro di oggi è in solitaria. Le escursioni in solitudine hanno sempre un fascino tutto loro. Se poi si percorrono, per lunghi tratti, strade con traffico nullo e si incontrano i luoghi che hanno segnato gran parte della propria vita, allora è facile inebriarsi di ricordi e meraviglie.

Parto! Sono le 5.52 del mattino (o forse della notte) la luna è alta nel cielo, più in basso alla sua sinistra brilla ancora Venere; dal lato opposto dell’orizzonte, dietro il monte Baldo, si scorgono i primi chiarori dell’alba. Il cielo è terso, l’aria frizzante, anche oggi sarà una giornata eccezionale per scattare fotografie!

Fortunatamente ho deciso di indossare lo smanicato antivento perché il GPS segna 11°C e l’umidità della notte si fa ancora sentire. Percorro la Valtenesi, scendo dalle Zette e giungo sul lungolago di Salò quando incomincia ad albeggiare. Mi fermo rapito ed osservo lo spettacolo che ho dinnanzi come se non lo avessi mai visto prima; sì, proprio io, che a Salò ci sono nato, ci ho vissuto innumerevoli estati della mia infanzia e non perdo occasione per tornarci, resto attonito di fronte a questo spettacolo.

WP_20150906_06_24_08_Pro

Qui capisco che oggi sarà una giornata da pelle d’oca tanto per il freddo, quanto per le emozioni. Inforco la bicicletta e riparto percorrendo tutto il lungolago ‘e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mar.’ parole migliori non potrei rubare per rappresentare il mio stato d’animo. Proseguo lungo tutta la gardesana fino a Gargnano ed il mio ‘stream of consciousness’ mi catapulta rocambolescamente da un ricordo all’altro mentre oltrepasso Gardone Riviera, Maderno, Toscolano e Bogliaco. Scendo al porto per imboccare la vecchia gardesana che passa a fianco di Villa Feltrinelli, meravigliosa residenza tristemente nota a causa di Mussolini. Questo mi consentirà di evitare la prima stretta e lunga galleria. Mi fermo sul lungolago mangio qualcosa e mi godo il paesaggio.

 

Riparto percorro la tortuosa strada ora adibita a pista ciclabile, anche se temporaneamente chiusa al traffico a causa di continue piccole frane.

WP_20140713_08_16_46_Pro
La vecchia gardesana

All’uscita di una corta galleria svolto a sinistra e inizio a salire, è il momento di cominciare a fare un po’ di fatica mi aspettano quasi sette chilometri di salita prima di giungere nella frazione di Gardola, centro di Tignale; le pendenze sono sempre abbastanza dolci attorno al 6%, senza mai strappare. Nella prima frazione che incontro, Oldesio, trovo l’insegna di un hotel: Zanzanù. Il flusso di coscienza torna prepotentemente ad imperversare nella mia mente:” Fa l’braö! Se no ciame el zanzanù!” mi dicevano i miei nonni materni, perché zanzanù, per noi bambini, era un personaggio inquietante al pari del lupo cattivo con cui nessuno avrebbe voluto avere a che fare. In realtà è il nome di un bandito che visse a cavallo del 1600 a Gargnano e che si rifugiò sui monti dai quali scendeva per compiere efferate scorribande. Arrivato nel centro di Tignale (550m s.l.m.) lascio la vista del lago e proseguo nell’entroterra verso la valle del torrente San Michele. Prima di uscire dal paese incontro il bivio per il santuario di Montecastello, una splendida chiesa e monastero arroccati sulle rocce a strapiombo sul lago con una vista mozzafiato. Nuovamente il flusso di coscienza bussa: stavolta è mio nonno paterno che in quel santuario, a me adolescente, diede la comunione più di trent’anni fa. Ancora oggi il ricordo è vivido e limpido nella mia mente: “Mio nonno! che mi dà la comunione!” pensai allora. Proseguo, inizio la discesa che mi porta ad oltrepassare il torrente San Michele, ora ci sono 6°C, ma non so se ho i brividi per il freddo o per i ricordi! Si risale, dopo il ponticello sul torrente ci sono quasi tre chilometri per arrivare a Vesio di Tremosine, il primo chilometro e mezzo è il più arcigno con una media del 10% e punte del 15%: fatto a 6°C dopo dieci minuti che non pedalo è una ‘legnata’ per i miei quadricipiti. Il paesaggio è surreale: da quando ho preso la ciclabile a Gargnano ho incrociato quattro o cinque automobili, da Tignale fino a Tremosine nessuno! E qui, in fondo alla valle, l’umidità della notte si sta alzando tutt’attorno come fosse nebbia , sembra autunno inoltrato! Ho troppo freddo non riesco a fermarmi per fare una fotografia! Arrivo a Vesio, sono quasi le nove del mattino, il sole è ormai alto ed inizia a scaldare, ma il vento che viene da nord, è teso e gelido.

WP_20150906_08_41_49_Pro
La vecchia gardesana

Mi fermo, mangio qualcosa, indosso anche la mantellina a maniche lunghe, ora mi attende la parte più paesaggistica di tutto il giro: la discesa, attraverso la strada della forra, che porta sino in riva al lago poco distante dalla frazione di Campione. Una strada che è riconosciuta come una delle più belle al mondo e che è stata teatro nel 2008 di un episodio della saga cinematografica di James Bond agente 007 ” Quantum of solace”. La strada è meravigliosa ed indescrivibile, il meteo perfetto ed è per questo che lascio parlare le fotografie che ho scattato lungo il suo aggrovigliato percorso.

A metà discesa mi fermo in una galleria con finestra naturale sul lago, mi siedo sul parapetto e mangio qualcosa contemplando il lago. Giunto, infine, sulla gardesana vengo accolto da un vento teso e gelido che fa la gioia dei tantissimi appassionati di kite-surf, i quali solcano il lago al largo di Campione. Scatto un paio di fotografie, tolgo la mantellina e risalgo verso la forra: d’altro canto una tra le strade più belle del mondo merita di essere percorsa sia in discesa, sia in salita.

Ritorno sull’altopiano di Tremosine la salita, circa sei chilometri, non è mai eccessivamente impegnativa, al bivio mi dirigo verso la frazione Pieve dalla cui terrazza del brivido sembra di potersi tuffare direttamente nel lago da un altezza di quasi 400m (s.l.m.). Avevo scattato una fotografia sulla riva del lago guardando verso la terrazza ed ora ne scatto una dall’alto verso il lago. Sono circa le dieci e trenta e decido di mettere un’altra barretta sotto i denti, mentre scaldo le mie ossa, ancora infreddolite.

Proseguo il giro dei borghi dell’altopiano di Tremosine. Mi dirigo verso Pregasio, da cui abbandonerò nuovamente la vista del lago, e Sermerio da cui ho una suggestiva vista del gruppo montuoso del Tremalzo.

Qui si conclude il quadrilatero dei borghi di Tremosine, io ritorno sulla Tignalga e ridiscendo verso il torrente San Michele, mi aspetta in salita la precedente discesa da Tignale. I colori sono cambiati rispetto a  questa mattina, anche le temperature sono decisamente meno rigide anche se ancora fresche. Ritorno a Tignale e all’inizio della discesa mi fermo al Belvedere, all’andata era ancora troppo presto per fare fotografie, ora invece il sole alto e il vento impetuoso danno delle colorazioni intense a tutto il lago.

Proseguo nella discesa e ritorno sulla vecchia gardesana fermandomi a godere di questo paesaggio, di qui a poco sarò nuovamente a Gargnano, nella civiltà e nel traffico automobilistico. Ormai sono le undici e mezza ed è domenica: i tanti turisti, che ancora soggiornano sul lago, sono in movimento e ravvivano i comuni della riviera.

Vorrei fermarmi qui, per contemplare ancora queste meraviglie e posticipare il momento del rientro, ma ci sono tre persone a casa che mi aspettano per pranzo. E’ altrettanto bello, dopo questa regressione all’infanzia, ritornare al presente e poter condividere tutto ciò con la mia famiglia. Adesso è il momento di ‘menare’: niente più soste, la strada è la stessa dell’andata, il traffico piuttosto intenso a volte mi rallenta, ma io testa bassa e pedalare: trenta, trentacinque, quaranta a volte quarantacinque all’ora, questi sono i numeri del contachilometri e sono già a Salò. Ci sono le Zette da salire e poi ancora Puegnago prima di arrivare, bisogna spingere, ma la gamba gira ancora bene e per mezzogiorno e mezzo sono a casa, una doccia e sono pronto per mangiare. Questa volta sono stato bravo e non mi hanno dovuto aspettare per iniziare il pranzo.

Grazie Marina, Alice e Matteo per concedermi questi spazi in solitudine, ma in realtà voi siete sempre con me!

Per i dettagli tecnici del percorso: La Tignalga (fronte e retro)