Dosso dei Galli con Francesco

Siamo ai primi di giugno e le temperature si sono ormai alzate, stiamo decidendo al telefono il giro per domenica e Francesco esterna un suo desiderio: arrivare ai radar della NATO. L’idea mi intriga molto e la approvo prontamente, resta solo da definire da quale versante arrivare, optiamo per quello di Bagolino.

Domenica 7 giugno partiamo all’alba in direzione delle coste di S.Eusebio. Questa per me è una gita molto particolare. Francesco è il mio migliore amico, nonché testimone di nozze, ci conosciamo dall’età di sei anni ed abbiamo condiviso molte passioni, ma soprattutto è colui che mi ha avvicinato al mondo della bicicletta nel lontano 1993 e che mi ha fatto scalare per la prima volta una delle salite simbolo del bresciano: le coste di S.Eusebio. Le cose evolvono ognuno si crea una famiglia, le priorità cambiano e quindi passano più di dieci anni dall’ultima volta che io e lui pedaliamo insieme per un giro così lungo e impegnativo, ma per noi è come se l’ultimo tour fosse stato l’altro ieri.

Dunque saliamo verso le Coste, proprio come ventidue anni fa, passiamo Preseglie e ci fermiamo per una sosta idrica a Lavenone proprio come allora. A S.Antonio lasciamo il lago d’Idro sulla destra per iniziare l’ascesa verso passo Maniva. Giunti a Bagolino ci fermiamo a rifornirci d’acqua ed a mangiare un paio di barrette nel parco pineta vicino all’inizio della vera salita: 11 km con pendenza media dell’ 8% ed un tratto finale con pendenze sopra il 14%. Si parte all’ombra di un bellissimo bosco dove qua e là si scorgono gustose fragoline di bosco. Sin da subito la salita si fa impegnativa e le chiacchiere si diradano, Francesco preferisce il silenzio nei momenti di massimo sforzo. A circa quattro chilometri dalla vetta ci separiamo, ognuno procede con il suo passo. In vetta al passo scopriamo che oggi parte una granfondo di MTB proprio dal piazzale del Maniva. Ci fermiamo qualche minuto in più per guardare la partenza della gara, inoltre il meteo oggi è eccezionale, il cielo è terso, la visibilità incredibile e così ne approfittiamo per ammirare il panorama. Una volta vista la partenza ricominciamo a pedalare anche noi, ci mancano ancora 8 km al 5% di media prima di giungere alla postazione dei radar. In realtà la pendenza media inganna molto, infatti la strada prosegue con lunghi tratti oltre il 10% alternati da corti falsopiani. Arrivati sul crinale vicino ai radar ci si presenta una vista mozzafiato. Da un lato i laghetti degli alpeggi, la val Camonica e i monti della Presolana dietro di lei, dall’altro lato la valle di Bagolino, il monte Caplone e  il Tombea.

Ma la più grande sorpresa è la vista del lago di Garda, nel cui centro si riesce a distinguere la penisola di Sirmione! Pensare di essere a 2.000m vicino al passo di Crocedomini e vedere la penisola di Sirmione a quasi dell’incredibile.

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Lago di Garda, Sirmione (a centro sinistra una linea in mezzo al lago che termina all’inizio delle cime più vicine)

Francesco mi chiede una fotografia a suggello di una giornata perfetta e non posso certo negargliela.

Ripartiamo, ormai non ci resta che affrontare la discesa fino a Collio e da lì il solito ventaccio soffocante che risale la val Trompia e che ci farà compagnia sino alla porta di casa. Anche questa volta un meteo meraviglioso ha fatto da cornice ad un’escursione e ad una compagnia che, già di loro, erano stupende. Grazie Francesco.

Dati tecnici e gps su: Coste-Bagolino-P.so Maniva-Dosso dei Galli-Collio-Bs

 

I sette borghi di Valvestino

Moerna (in alto a sx), Turano (in basso a sx), Magasa (a dx)

Narra la leggenda che il primo contadino che abitò la Valvestino ebbe sette figli maschi, alla sua morte i figli litigarono rabbiosamente per la spartizione dei suoi beni. Infine decisero di separarsi ed ognuno si costruì una nuova malga dalla quale non si potesse vedere nessuna delle altre. Fu così che nacquero i sette borghi di Armo, Turano, Bollone, Persone, Moerna, Magasa  e Cadria, dal centro di ognuno dei quali è impossibile scorgere gli altri.

Un venerdì sera, scambiando sms con Giorgio sulla gita dell’indomani, mi venne quest’idea: visitare tutti i borghi nello stesso giro ciclistico; anche il mio amico ne fu entusiasta.

La mattina di sabato 18 luglio partiamo all’alba da Polpenazze per raggiungere la Valvestino. Giorgio, per scaldare la gamba (mah!), suggerisce di fare un po’ di quella che io chiamo Entrotenesi (la parte della Valtenesi che non si affaccia sul lago). Finalmente scendiamo dai Tormini e raggiungiamo la gardesana: attraversiamo Salò, Gardone R., Maderno, Bogliaco dove deviamo per il grazioso porticciolo di Villa di Gargnano.

Abbandoniamo il ciglio del lago, è ora di iniziare a scalare verso Navazzo. Il tempo anche oggi è dalla nostra parte: il cielo è limpido, anche se la torrida estate fa già presagire che le temperature saliranno ben oltre i 30°C tra qualche ora.

Arrivati a Navazzo, dopo 7 km di salita regolare con la splendida vista del lago e del monte Baldo, entriamo nella valle del torrente Toscolano che ci porta fino alla diga.

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Lago di Valvestino

Al termine del lago di Valvestino parte la strada che porta a Bollone, il primo dei borghi che visiteremo. Per me è una novità, nonostante questi luoghi li conosca sin dall’infanzia, questa salita cieca mi mancava. Quattro chilometri circa ed eccoci in un bellissimo paesino in cui effettuiamo la nostra prima sosta con uno spuntino.

Si rimonta in sella ora ci aspetta la salita più lunga ed impegnativa della giornata: quella che passando da Magasa ci porta agli oltre 1.100m di Cima Rest, 8,1km con pendenza media del 7,1%, ma con numerosi tratti sopra il 10%. Cima Rest è il punto di partenza per numerose escursioni sull’altopiano e sui monti circostanti, ma è ancor oggi un importantissimo alpeggio per i bovini della zona, dai quali si ottiene il latte per prelibati formaggi. Saliamo, passiamo accanto a Magasa e proseguiamo in un tripudio di colori e profumi fino a raggiungere Rest da cui si ha una vista incredibile. Qui ci fermiamo per una sosta al bar e godiamo del paesaggio.

In realtà per arrivare a Cadria saremmo dovuti scendere da Rest un paio di chilometri per poi tornare indietro, ma ci accontentiamo di vederla dall’alto. Riprendiamo il viaggio  e scendiamo fermandoci a fare un paio di scatti da questa posizione privilegiata che ci permette di vedere il panorama della valle.

Dal fondo valle ora prendiamo la salita per Armo, una salita di soli 2,9km con pendenza media del 6% in poco meno di 15 minuti siamo alle porte del paese anche qui ci fermiamo per le fotografie e per gustarci l’ennesima barretta.

Sono già trascorse più di cinque ore, ma sembra di essere partiti solo da mezz’ora tanto è piacevole il paesaggio e la compagnia di Giorgio. Anzi ora che ci rifletto credo che da quando siamo partiti non siano mai trascorsi più di trenta secondi senza che nessuno parlasse. Tra me e Giorgio in quanto a lingua è una bella sfida; per la gamba vince lui a mani basse: ha il triplo dei miei chilometri dall’inizio dell’anno!

Dopo Armo accostiamo Turano e prendiamo la salita che ci porta alle ultime due frazioni: Persone e Moerna. Salita tosta! Fino a Persone sono 2,7km al 9% di media poi altri 5,2km al 6% di media. Giunti a Moerna siamo nuovamente sopra quota 1.000m e ci aspetta un corto falsopiano che ci conduce al vecchio confine tra l’impero austroungarico e il Regno d’Italia. Già, perché sino al 1918 la Valvestino era territorio straniero ed un poco lo si percepisce ancora quando si incrocia un oriundo, di una certa età, che ti guarda di traverso pensando “Questo forestiero cosa ci fa quassù?”. Iniziamo la breve discesa che ci porta a Capovalle, paese sul crinale che separa la Val Sabbia ed il lago d’Idro dalla Valvestino e dal lago di Garda.

Qui facciamo l’ultimo spuntino di giornata e ci accingiamo ad affrontare l’ultima difficoltà ciclistica di giornata. Scollinato il Passo di San Rocco appena fuori l’abitato di Capovalle scendiamo di un chilometro per imboccare la breve e impervia salita che attraverso la Madonna di Rio Secco ci condurrà al Passo del Cavallino della Fobbia. Sono solo 3,6 km con pendenza media del 6%, ma all’interno è presente una piccola discesa e subito dopo c’è un muro di 400m con pendenza massima sopra il 20%. Da qui inizia una lunghissima discesa lungo la Valdegagna e poi lungo la parte finale della Val Sabbia per arrivare di nuovo in Valtenesi. E’ ormai l’una ed il sole scotta sulla pelle, l’asfalto sotto di noi arde ed il termometro segna 36°C. Entrambi felici per il bellissimo giro non vediamo l’ora di farci una doccia fresca ed abbuffarci a tavola dove le nostre famiglie ci aspettano con infinita pazienza. Grazie Giorgio per la magnifica compagnia.

Per i dettagli del percorso: Valvestino (Bollone-Magasa-Cima Rest-Armo-Persone-Moerna-P.so S.Rocco-P.so Cav.Fobbia)

 

 

 

Gavia, Mortirolo (da Grosio)

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Vorrei iniziare proprio da qui, dalla gita per antonomasia che rappresenta in toto lo spirito di Cicloturisti.

E’ il 29 agosto 2015, si parte in auto alla volta di Ponte di Legno. Siamo io e Carlo, giunti agli impianti di risalita di Temù parcheggiamo ed alle 8.20 siamo pronti per partire per un giro tanto impegnativo quanto gratificante. Ci sono 12°C il cielo è terso, nemmeno una nuvola. Climaticamente i presupposti per una giornata indimenticabile ci sono tutti. Sulla condizione fisica qualche dubbio Carlo lo nutre: settimana scorsa era salito con il team, ma una giornata decisamente no gli aveva impedito di arrivare in vetta al Gavia. Si inizia a pedalare, senza nessuna fretta, consci che con un meteo così la cosa più importante sarà riuscire a godere appieno dei panorami incantevoli che la montagna ci saprà donare. Ed è proprio così che, tra una chiacchera e l’altra, siamo già al tratto duro, usciamo dal bosco e il cielo limpido fa si che io inizi a scattare fotografie all’impazzata: il fondo valle, Ponte di Legno, il ghiacciaio dell’Adamello, Punta di Pietra Rossa.

Usciamo dalla galleria e l’intensità cromatica del lago Nero è sorprendente.

Ci fermiamo al rifugio e finalmente guardiamo il cronometro, giusto per capire che non sarò mai al lago (di Garda) per le 16.00 come avevo preannunciato alla famiglia, ma poco importa, basta un wapp per avvisare che questa giornata in alta montagna ce la vogliamo vivere fino in fondo. L’espressione soddisfatta dei nostri volti sotto al cartello passo Gavia denota, non solo la soddisfazione per la vetta raggiunta, ma anche la bontà del panino con il salame! Nel frattempo la temperatura è salita, ci sono 22°C anche qui, e lo spolverino per la discesa non serve, ci fermiamo un paio di volte per qualche scatto al Lago Bianco, alla Punta S.Matteo ed alla Valfurva.

 

Attraversiamo Bormio ed iniziamo la lunga discesa della Valtellina che ci porterà fino a Grosio per attaccare il Mortirolo da un versante ‘più dolce’. Come sempre accade nelle ampie vallate alpine una forte corrente termica ci presenta il conto soffiandoci in faccia. Oltrepassato Sondalo decidiamo che è il caso di mangiare un altro panino al bar, tutto sommato è l’una del pomeriggio e la pausa pranzo ci sta tutta. Si riparte ed al chilometro 70 inizia il Mortirolo (da Grosio): una piacevolissima sorpresa! Il paesaggio è decisamente diverso da quello noioso e monotono del versante di Mazzo. Da subito si entra in un bellissimo bosco che ripara dall’arsura del sole, la salita è impegnativa, ma mai impossibile. Dopo i 1.100m (s.l.m.) la strada inizia ad attraversare i primi pascoli con le malghe, che sono perlopiù trasformate in baite per le vacanze. La strada si incattivisce e ogni chilometro presenta il suo tratto con pendenze tra il 10% e il 17%.

Intorno al settimo chilometro incontriamo l’ennesima rampa: ognuno prende il suo passo. Poco più avanti decido di fermarmi e fare una fotografia: quella gita che settimana prima era rimasta un’incompiuta, ora, sta per concretizzarsi nella splendida cornice di una giornata baciata dal sole.

Ci separiamo nuovamente ognuno sale al suo ritmo e ci ritroviamo in vetta. Sono le 15.30 davanti a noi la discesa verso Monno e la nuova ciclabile che dall’uscita di Incudine porta fino agli impianti di Temù, per me un insperata sorpresa, che ha reso molto più divertente il rientro. Una ciclovia che costeggiando, nel bosco, il fiume Oglio ed attraversando un bellissimo allevamento di cavalli giunge agli impianti di sci. Sono quasi le 17.00 ed è tempo di ritornare a casa: con poche energie nei muscoli, ma con gli occhi gonfi di meravigliosi paesaggi e lo spirito consapevole di aver vissuto una giornata indimenticabile. Grazie Carlo.

P.s. Per i noiosi dati tecnici del giro:  Gavia e Mortirolo(Grosio)