Sono le 6.40 quando scendo da casa, ad aspettarmi Francesco che in bdc (bici da corsa) mi accompagnerà lungo il primo tratto di questa avventura gravel. Già, perché oggi sono iscritto alla prima edizione della BresciaGravel di 260km. Per me è un’esperienza inedita e non so dove arriverò. Ci dirigiamo verso Gussago, luogo di partenza. Alle 7.00 precise siamo al centro sportivo, firmo e partiamo, chi la fa in gruppo aspetterà le 8.30, ma essendo “partenza alla francese” noi ci portiamo avanti, la giornata sarà lunga. Il percorso descrive un ampio cerchio attorno alla bassa bresciana costeggiando il fiume Chiese ad est e l’Oglio ad ovest; le asperità altimetriche si trovano tutte nella prima parte. Infatti, pronti via, si sale al Santuario della Madonna della Stella di Gussago.
Circa 2km, ma nell’ultimo chilometro la pendenza resta spesso tra il 12% e il 16%, saliamo con calma, la strada è ancora lunga. In vetta il primo di una serie indicibile di “momento selfie” che allieteranno questo mio percorso.
Ripartiamo in direzione dei Campiani, un breve sterrato, non troppo rovinato, e si riprende l’asfalto. Scendiamo, Collebeato, Concesio, Nave e si inizia la seconda e più lunga salita di giornata, le Coste di S.Eusebio, salita lunga (9km) e pedalabile, da “rapportone”, ma non oggi con pneumatici da 700×38 e circa 15kg tra bici e borse.
Arriviamo al passo con un tempo similare a quello che abbiamo nei nostri giri lunghi su strada e questo mi conforta. Scatta, ovviamente, il MS (momento selfie).
Si iniza a scendere verso Odolo e la val Sabbia, in paese prima sosta idrica. Raggiungiamo Sabbio C. e ci innestiamo nella ciclabile del Chiese che costeggia l’argine immersa in un bel bosco, il fiume qui è ancora impetuoso ed il suo fragore ci accompagna nella pedalata, la strada è quasi completamente asfaltata e dove non lo è, lo sterrato è molto bello, liscio e compatto. A Roè Volciano oltrepassiamo il Chiese su un ponte ciclabile, nuovo MS.
Ora siamo pronti per dirigerci verso la Valtenesi, a Villanuova sul Clisi si lascia la ciclo-pedonale e a sinistra si sale verso Soprazzocco. Torniamo sopra i Tormini in vista lago, purtroppo la mattinata è umida, afosa ed uggiosa ed il golfo di Salò, sotto di noi, si intravede appena. La traccia GPS ci riporta alla dura realtà buttandoci in mezzo ad un campo, attraversato quest’ultimo, ci troviamo di fronte un single-track che sale nel bosco. Per Francesco, in bdc, impensabile affrontarlo in sella, sono solo cinquecento metri e decido di farlo a piedi con lui, rientriamo sull’asfalto alle porte di Soprazzocco, poche centinaia di metri e si gira a sinistra nuovamente su sterrato ghiaioso, saliamo un tratto e decidiamo di separarci. Io proseguo lungo la traccia, Francesco ritorna sull’asfalto sperando di incontrarmi sulla cima del laghetti di Sovenigo. In realtà anche dopo i laghi la mia traccia abbandona velocemente la ciclabile della Valtenesi per insinuarsi in boschi e campi.
Siamo costretti a salutarci telefonicamente. Mi rimetto in viaggio certo che, lungo il percorso, troverò nuova compagnia. D’altronde siamo partiti per primi proprio per questo e già alcuni gruppetti mi hanno sorpassato. Questa zona la conosco bene, riesco ad orientarmi nonostante sia su sentieri che non posso percorrere con la bdc, oltrepasso il sito palafitticolo di Lucone di Polpenazze, attraverso le vigne di groppello, la traccia è molto precisa (complimenti all’organizzazione #bresciagravel e #lakivatrail).
Scendo a Castelletto e qui una sosta idrica al lavatoio mi consente di conoscere tre bergamaschi: Claudio, Stefano e Simone. Prima di Padenghe ritorniamo sulla ciclopista. Si chiacchiera ed intanto entriamo nell’omonimo castello, lo percorriamo per intero in senso orario.
Ci dirigiamo ora verso la salita della tenuta “Calvino” nel comune di Lonato. Qui, quando meno te lo aspetti, una voce da dietro chiede: “Tu sei Marco?” Mi volto, guardo il ragazzo con maglia di un team della val Trompia e replico: “E tu sei Salvatore!” Ci eravamo scritti su Strava già due anni fa ed un paio di volte aveva cercato di aggregarsi alle uscite di Cicloturisti!, ma per la mala sorte non ci era riuscito. Il gruppetto si è infoltito, la traccia prevede il passaggio da Drugolo, Sedena, Bedizzole, Ponte S.Marco e Calcinato, tutte zone che conosco ancora abbastanza bene, la strada ora è quasi sempre asfaltata o bianca. Io e Claudio siamo in testa e facciamo meglio conoscenza, scopro che è un fotografo e che la gravel lo ha riavvicinato alla bicicletta dopo che le granfondo lo avevano stancato anni fa; c’è subito sintonia tra noi. Manca poco alle 13.00 e nella piccola “mandria” al pascolo è cresciuto l’appetito. Vediamo un altro iscritto fermo ad una pizzeria da asporto, non esitiamo a fermarci e concederci una pausa per il pranzo. Io e Salvatore dobbiamo commemorare questo primo incontro con un MS.
Entrambi abbiamo panini in abbondanza, ordiniamo solo il bere e finiamo il nostro pasto quando stanno per uscire le pizze dei bergamaschi. Decidiamo di comune accordo di partire e portarci avanti, tanto ci raggiungeranno. Da Montichiari inizia la parte a me meno nota, è vero che in automobile ho percorso tutte queste strade, ma gli argini e le piste della bassa non le conosco proprio.
Costeggiamo il Chiese fin quasi a Remedello, sono 18km di argine, saliscendi ripidi e ghiaiosi sotto le provinciali, e attraversamenti di campi di mais. In poche parole raggiungere i 20km/h senza spingere come dei forsennati è pressoché impossibile. In cambio godiamo della vista del fiume Chiese, che di tanto in tanto si increspa in corte roboanti rapide, dei suoi boschi e della loro ombra. Ci fermiamo più volte a fotografare e per un MF.
In questo frangente ci sorpassa il trio dei bergamaschi. Ci ricompattiamo poco fuori Isorella, ad un bar in zona industriale. Curioso vedere, come ogni volta che un iscritto, contraddistinto da una targa rosa sul manubrio, si fermi ad un bar, molti di quelli che ivi giungono si fermino anch’essi, rendendo il posto una sorta di check-point improvvisato. Che sia parte dello “spirito gravel” di cui tanto si parla nei social? Non lo so, ma penso che il bello stia proprio nel non voler definire e canonizzare questo movimento, per cui lascio queste sterili elucubrazioni esoteriche ad altri. Si procede ancora per venti chilometri attraversando Isorella, Gottolengo, Pralboino. Io e Salvatore notiamo un “tipo”, maglia bianca con “punti” rossi e blu, barba, non troppo alto, con il polpaccio sinistro completamente tatuato da disegni geometri, ma, decisamente con una gran gamba. Ci sorpassa più volte con scatti fulminei, salvo poi sbagliare uscita alle rotonde nella troppa foga. Anche un altro ragazzo effettua un doppio giro di rotonda a Gottolengo e chiosa: ” Mi piaceva e l’ho fatta due volte!” Lo affianco, guardo la bici, una splendida Salsa in titanio da gravel. Già mi è simpaticissimo! Chiacchieriamo, gli dico che io ho una Lynskey da corsa. Abita a Treviso, ma come Salvatore è di origine campana, si forma un terzetto e tale rimarrà per gran parte del percorso. Passiamo il 130km, un urlo di gioia ci accompagna, siamo a metà percorso e sono solo le 17.00!!! Arriviamo al fiume Mella che oltrepassiamo su un ponte ciclabile, ovviamente MS!
Dopo Seniga, lo sconfinamento in terra cremonese, oltrepassiamo il fiume Oglio sulla provinciale e ci ritroviamo a Scandolara Ripa d’Oglio, che scopro essere un borgo interessante con un bellissimo palazzo/castello circondato da un fossato. Ci fermiamo per fotografare e ripartiamo.
Abbiamo raggiunto il punto più meridionale del giro, ora risaliamo seguendo il corso del fiume Oglio, dopo Robecco al nuovissimo ponte in legno della ciclabile (Po-Tonale) rientriamo in provincia di Brescia. Sul ponte a schiena d’asino, ovviamente, un altro MS!
Eccoci al fatidico 161km qui si trova la trattoria Rosa Rossa di Monticelli d’Oglio, dove è organizzata la cena e la sosta notturna per chi vuole compiere l’impresa in due giorni. Noi ci fermiamo una mezz’ora per mangiare e sciacquarci, ritroviamo i tre bergamaschi, e molti altri ragazzi, tra cui il “tipo” che sta bevendo birra per reintegrare le maltodestrine. Leggo finalmente sul dorso della maglia la scritta “La popolare”, questo mi ricorda immediatamente dell’amico di penna Randonneur S’cioppàa che ha una diatriba aperta con gli acerrimi nemici della Popolare forse senza sapere neanche lui il perché. D’istinto mi viene da chiedergli se conosce Matteo (Randonneur), poi rifletto un attimo e per la paura di attirare, anche su di me, tutte le ire della Popolare me ne sto zitto e lo osservo mentre si scola le sue birre. Ripartiamo, attraversiamo Quinzano d’Oglio, il passaggio, stretto ed angusto, su di un ponticello vicino ad un mulino all’uscita del paese è occasione per un altro MS, questa volta nella foto siamo tutti e tre!
La traccia ora ci porta verso il castello di Padernello. Lungo queste strade asfaltate o bianche, si può fare un minimo di velocità ed io arrivo anche a 27km/h! Pier resta attardato, io ne approffitto per un nuovo MS.
Ci ricompattiamo e subito dopo appaiono davanti a noi due meravigliosi ponti di tronchi che ci stregano, ed è nuovamente MS!
Ripartiamo, Borgo San Giacomo, giù verso Villagana, qui al 168km il punto invisibile, segnalato, fortunatamente, molto bene da lunghe strisce arancio fluo appese ai rovi. Ci intrufoliamo sotto i rovi nel sottobosco, attraversiamo un ponticello e risaliamo dall’altro lato, il tutto a piedi, per non rischiare, il terreno è ancora un poco fangoso.
Un bel campo arato ci si para davanti, noi, sempre a piedi, lo attraversiamo, scendiamo nel canale, riattraversiamo un altro ponticello e risaliamo su un prato da cui parte un bellissimo, quanto lentissimo, single-track in mezzo all’erba del sottobosco. Per fare 400m in linea d’aria avremo percorso più di un chilometro! Sono già le 19.30 e la luce fioca del crepuscolo, mi rende questi tratti particolarmente ostici sotto il profilo della vista. Finalmente usciamo da questo toboga, siamo ormai alle porte di Orzinuovi, un filare di pioppi lungo la strada bianca sovrastato dallo spicchio di luna appena sorta mi costringe all’ennesimo MS.
Entriamo in paese, la gente “normale” si appresta alle luculliane cene del sabato, noi, invece, abbiamo ancora una settantina di chilometri da percorrere.
All’uscita del borgo svoltiamo a sinistra verso la ciclovia che riprendiamo. Un chilometro dopo la traccia GPS dice che dobbiamo abbandonarla a sinistra per un altro toboga sull’argine. Ormai è buio i nostri fari illuminano comunque bene l’asfalto. Io esprimo le mie perplessità, ma i miei compagni di viaggio, già avvezzi a questo tipo di percorso, anche in notturna, non hanno esitazioni. Provo a seguirli, ma dopo trecento metri mi accorgo che perdo le loro ruote nonostante non stiano certo correndo. Non ce n’è! Faccio troppa fatica con gli occhi e perdo sicurezza, per non rallentarli e per la mia incolumità li saluto e torno sulla ciclabile. Ho bisogno di maggior dimestichezza, sull’asfalto sono abituato a pedalare anche nel buio profondo, ma nel bosco è proprio tutta un’altra cosa. Pazienza la mia traccia non sarà quella originale. Rientro culla ciclopista, in un paio di occasioni vedo la luce dei fari di Salvatore e Pier alla mia sinistra fare capolino nel fitto bosco, quasi fossero due lucciole impazzite.
A Rudiano, mi fermo sul marciapiede nella via principale, sono quasi le otto e tre quarti, mangio, scrivo qualche messaggio per rassicurare Moglie ed amici. Aspetto ancora un attimo nella speranza che arrivino i fari dei miei amici, da qui mi sembra di ricordare che la traccia prosegua fino a Palazzolo seguendo la ciclabile. Purtroppo sono ancora indietro, riparto seguendo i cartelli marroni della ciclovia Po-Tonale, evito le deviazioni per i municipi di ogni borgo. Sì, perché strada facendo, abbiamo scoperto che il percorso è sempre entrato nei centri dei paesi fino a raggiungere la casa del sindaco. Ora è veramente tardi, la mia traccia è già inficiata e non ritengo più necessarie queste deviazioni, passo anche Urago d’Oglio e Pontoglio, uno spicchio di luna rischiara flebilmente il cielo. Mi fermo in mezzo alla ciclo-pedonale, nel nulla e nel silenzio più completo, so solo che sono tra Pontoglio e Palazzolo nuovamente in traccia. È il MS con la luna, io e lei da soli, nella nostra intimità e nei nostri pensieri.
Eccomi a Palazzolo, dovrei entrare in piazza sotto la torre, ma è transennata, sono passate le nove di sera, è allestita a festa con tavoli e panche, le persone “normali” si stanno già abbuffando. Decido di passare a dritta, ma dopo alcuni destra, sinistra, perdo un poco la direzione, decido di seguire la strada che conosco meglio “automobilisticamente” parlando. Arrivo a San Pancrazio, alla rotonda dell’autostrada prendo a destra per Adro. In paese ritrovo la traccia dell’organizzazione, ma vorrei accorciare il mio ritorno a casa passando dal Bellavista di Erbuso. Peccato che con il buio, non vedo l’incrocio a destra e proseguo anch’io verso Nigoline di Cortefranca su una parallela a quella della BresciaGravel. Ivì giunto svolto a destra per Timoline, mi fermo ad una fontana per riempire le borracce, mangio qualcosa, ma soprattutto bevo un “ciucciotto” al caffè, per mantenermi lucido. Per ora non ho avuto cali di concentrazione e vorrei evitarli anche in questi ultimi chilometri. Oltrepassata la cantina “Barone Pizzini” di Timoline la BresciaGravel devia a sinistra scendendo sulle passerelle delle torbiere d’Iseo, penso a quanto sarebbe stato bello attraversarle con la luce del tramonto o con la luce del mattino per quelli che ripartiranno domani da Monticelli. Io no, a quest’ora tarda, ormai abbandonato il percorso, ritorno a casa per la via che più mi si confà, non che siano meno chilometri, ma è quella che preferisco.

Provaglio d’Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Padergnone, Ronco di Gussago si susseguono rapidi sotto le mie ruote, viaggio veloce ora in leggera discesa anche 35 km/h a volte.
Eccomi all’ultima asperità di giornata lo strappo del cimitero di Gussago, mi alzo sui pedali e spingo, la gamba c’è ancora, 250w poi 300w. Sono contento, averla affrontata con questo ritmo pacato mi ha mantenuto in forze fino a qua e per me sono già 280km! Arrivo al GuSport, ci avevano chiesto di firmare comunque all’arrivo per far sapere che eravamo ripassati di lì. Firmo, anche se la mia non è esattamente la BresciaGravel, vorrei quasi scrivere qualcosa per segnalare il taglio, ma lo spazio sulla riga non c’è, ho un poco di fretta addosso, la testa sta pensando ai fatti suoi ed io riparto immediatamente verso Brescia. Arrivo alla Fantasina, evito la provinciale e mi infilo in ciclabile giusto il tempo di affrontare la salita, non voglio sentire le autovetture che mi passano a pochi centimetri perché la strada è stretta.
Scollino rientro sulla strada. Pochi minuti, pochi chilometri e sarò a casa. Non ho completato la BresciaGravel, ma poco importa il giro lo ho fatto! Caspita se lo ho fatto 290km e 15h di bici! Non mi ero mai spinto così in là! Dall’alba a notte fonda! Sono felice come poche altre volte, pienamente soddisfatto! In più ho conosciuto nuovi pedalatori che, come me, hanno più passione che gamba! Grazie a Salvatore e Pier in primis, dai quali mi è spiaciuto separarmi; a Claudio, Simone e Stefano; al “tipo” della Popolare e alla perfetta traccia GPS dell’organizzazione. Come Cenerentola a mezzanotte sono davanti a casa. È l’ora dell’ultimo MS!
Dettagli tecenici su Strava: Cicloturistiforever!@ BresciaGravel (o quasi…)
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