Ex-Base NATO (Dosso dei Galli)

Era il 7 ottobre del 2017 quando, esaltati dalla scalata al radiofaro del monte Lesima, decidemmo di salire ai radar della ex-base NATO in vetta al Dosso dei Galli. Purtroppo causa una partita di softair l’accesso all’ultimo tratto era interdetto per motivi di sicurezza. Da allora ho questo tarlo nella mia testa: devo salire ai ripetitori! Sono le 05:16 di mattina del 27 ottobre, a distanza di due anni riparto verso l’alta val Trompia. Oggi c’è il cambio dell’ora, ed è per questo, che sfruttando l’ora in aggiunta di sonno, riesco a partire così presto. Le luci della notte mi accompagnano lungo la risalita della valle, anche il solito vento contrario di termica, purtroppo, si prende cura di me. Salgo lentamente, la temperatura, appena esco di città, scende a 7°C, l’umidità è sopra il 90%, la  pioggia dei giorni scorsi ha inzuppato la valle ed il fiume Mella scorre vivace nel suo alveo. Dopo 25km oltrepasso il paese di Tavernole e la valle si stringe ulteriormente. Queste sono zone dove, nei mesi freddi, il sole si vede per poche ore o per nulla affatto. Io lo percepisco dall’umidità che penetra lo strato antivento del mio “smanicato”. Dovendo fare 60km di salita e sapendo che al ritorno le temperature saranno molto più miti (sopra i 20°C) sono coperto il giusto, ma non troppo. Devo, quindi, mantenere sempre un discreto passo per tenere il battito almeno sopra le 115 pulsazioni per riscaldarmi. Poco prima di Bovegno la valle si apre per un paio di chilometri. Manca un quarto alle sette, la luce dell’alba inizia a rischiarare il cielo facendo intravedere una splendida giornata. nato35Io mi fermo un attimo e fotografo, i campi davanti a me sono zuppi come se avesse appena smesso di piovere, in realtà è semplice rugiada. Dopo Bovegno la strada si stringe ancora diventando quasi una forra, qui il sole, in inverno, non si vede mai, all’altezza della vecchia miniera Tassara, ora trasformata in miniera avventura, raggiungo la temperatura minima di 4°C! Subito dopo il torrente che si getta da destra nel Mella  forma una cascata di una cinquantina di metri ed è ricolmo d’acqua. Mai l’avevo visto così ed il suo fragore rompe il silenzio di queste prime ore del mattino. Vorrei fermarmi, ma fa troppo freddo per una sosta fotografica dai tempi di esposizione lunghi e con il piccolo “octopussy” come cavalletto per rendere l’idea del flusso d’acqua.

Arrivato a Collio, inizio a rivedere la luce del sole che riscalda le vette dei monti Dasdana e Colombine. Oltrepasso il paese e mi dirigo nella frazione successiva di San Colombano, ultimo centro abitato della valle. Uscendo dal paese la prima e graditissima sorpresa: in poche centinaia di metri passo da 5°C a 11°C ed il tasso di umidità si dimezza!

Praticamente mi sembra di essere uscito dal fondo di una ghiacciaia. Adesso il limite dell’ombra si è ulteriormente abbassato, dopo cinque chilometri dall’inizio della salita dura si trova una piccola prateria con qualche cascina e lì sorge un fontanile a cui siamo usi sostare per rabboccare le borracce. Oggi per me sarà la prima vera sosta, il sole lo sta per baciare ed io tolgo i guanti pesanti per mettere quelli leggeri senza membrana antivento.

Mangio una barretta e mi riscaldo un poco le mani prima di ripartire. Altri cinque chilometri mi separano dal bivio per passo Maniva, il paesaggio è meraviglioso, i colori autunnali sono messi in risalto dalla luce del sole ancora basso sull’orizzonte, il cielo è turchese e completamente sgombro da qualsivoglia nembo. Io gongolo ed ho l’acquolina in bocca all’idea di salire fin su ai quasi 2.200m dei radar.

Tuttavia le mie gambe mi riportano alla realtà, ho già innestato il pignone più agile (34×32), ma i muscoli fanno fatica a carburare. Ormai lo so, il freddo e soprattutto l’umidità non vanno per nulla d’accordo con il mio fisico. Decido di assecondare il mio corpo e salgo come si suol dire “di conserva”. Passato il bivio del passo Maniva (1.626m) la strada si fa ancor più spettacolare, la vegetazione scompare completamente, queste sono le creste più alte (1.700m – 2.220m) nell’arco di parecchie decine di chilometri e sono abitualmente spazzate da forti venti.

Oltrepasso il rifugio Bonardi e dopo due tornanti mi ritrovo per la prima volta sul crinale a più di 1.700m, stranamente c’è solo una leggera brezza e neanche tanto fredda, la temperatura, complice il forte irraggiamento solare è salita a 14°C, la vista ora è spettacolare verso nord, le cime alpine sono già innevate, anche se una leggerissima foschia le ovatta un poco. “E mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, ed il suon di lei…” Infinito! Questa è la sensazione da quassù alle otto e mezza del mattino, con nessuno intorno, solo, qua e là, qualche sparo lontano di cacciatori. Nonostante la fatica, la pendenza in questi chilometri finali spesso è in doppia cifra, è sempre di una straordinaria bellezza questa scalata. 

Oltrepasso il pozzone, giungo al tornante da cui si dipana il sentiero per le magiche “sette crocette”, da qui si inizia a distinguere il lago di Garda sull’orizzonte di levante, oggi ancora un poco offuscato “dal controluce” del sole ancora basso.

Le fotografie le lascio per dopo. Il ritorno, per motivi di tempo, dovrà essere ancora da questa strada. La fatica si fa sentire, più che fatica però direi proprio incapacità di accelerare. Nonostante il sole mi stia già scaldando da più di un’ora il mio ritmo di pedalata non accenna a migliorare. Poco male, l’obiettivo sono i radar, non in quanto tempo ci arrivo. Ancora un paio di chilometri e sono sul tornante del Dasdanino, ora i ripetitori sono lì di fronte, enormi, immensi, ma meno inquietanti di altre volte, la splendida giornata e la mancanza di vento li addolcisce un po’. Poche centinaia di metri ed arrivo in quello che considero il punto più spettacolare di tutto il giro, la stretta sella che dopo il goletto di Ravenola (2.071m) scende e risale verso il Dosso dei Galli. In questo punto il crinale si assottiglia a non più di dieci metri di larghezza per un centinaio di lunghezza, con pendii scoscesi da entrambi i fianchi. Alla mia sinistra i laghetti di Ravenola, alla mia destra il laghetto di Dasdana entrambi duecento metri di quota più in basso.

Mi vengono in mente le selle delle equazioni differenziali di secondo grado, per variazioni infinitesime dalla posizione di equilibrio una pallina potrebbe scivolare a destra e raggiungere il lago d’Idro oppure a sinistra e tramite il fiume Oglio nuotare nel lago d’Iseo. Questo è lo spartiacque tra val Camonica e val Sabbia. Ed io sono tutto suonato ad avere certi pensieri di fronte a tanta meraviglia. Ma non è forse vero che la matematica ricerca dimostrazioni semplici ed eleganti ai problemi e che le giuste proporzioni rendono piacevoli ed armonici i dipinti e le sculture del nostro rinascimento? Ma questa è un’altra storia… Ora sono sotto ai radar, ritorno in ombra per circa duecento metri e subito l’aria si fa più frizzante.

Una sosta fotografica e riparto, il passo è conquistato, il cancello ormai abbandonato è aperto e io posso, finalmente, salire alla vecchia base Nato! Sono solo ottocento metri con pendenza media di 10%, ma con rettilinei a 15%!

“Stairway to heaven” suonavano i Led Zeppelin nel 1971 e questo salire con solo l’intensità dell’azzurro cielo sopra di me non può che farmi risuonare questa melodia nella mia mente.

Arrivo, entro nel piazzale appoggio la bicicletta ad uno dei due giganteschi paraboloidi ed inizio il mio giro fotografico. Oggi il meteo è stato più che clemente, tira pochissimo vento, la temperatura all’ombra è di 10°C, ma al sole se ne percepiscono già quasi 20°C, io inizio a scattare istantanee, vorrei restare per ore in questo luogo solitario da cui sembra di dominare gran parte della terra, ma il tempo è tiranno.

Mi sposto sul versante che guarda ad est verso la val Sabbia, mangio un paio di barrette, scatto ancora fotografie, contemplo il passo Maniva, laggiù, seicento metri più in basso, sembra lontanissimo, eppure un’ora fa ero lì. Indosso lo spolverino, cambio i guanti e rimetto quelli con l’antivento, mi aspetta una lunga discesa, più di venti chilometri solo per arrivare a Collio.

Sono quasi le dieci del mattino quando riparto, ma devo fermarmi a scattare le fotografie in quei posti che all’andata mi ero segnato.

In questo modo la discesa fino a passo Maniva si rallenta ulteriormente, arrivo al fontanile di questa mattina all’alba, rifornimento idrico, tolgo la mantellina. Sarà l’ultima sosta prima di casa, sono in ritardo sui tempi che avevo previsto. Mando un messaggio a casa: “10.38 sono ancora sopra San Colombano, arrivo dopo le 12.00.”

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Riparto la fortuna vuole che passato Collio, non ci sia vento contrario, io continuo a scendere, senza spingere, stando tra i 45/55kmh, oltrepasso la cascata della miniera e mi dispiaccio di non potermi fermare. Niente vento, solo un po’ freddo dato che nel tratto in ombra sono tornato a 6°C, ma so già che da Bovegno in poi ci sarà un bel tepore. Così è, fortunatamente ancora niente vento ed io scendo a 50km/h. Passo Tavernole, Brozzo, Marcheno, niente vento meglio così! Dopo Marcheno nel lungo rettilineo che conduce ad Inzino arriva la termica, mi ha graziato fin troppo oggi, nonostante la discesa ora fatico a restare sopra i 40km/h, ma oramai gambe e corpo sono caldi e tutto quello che non ho dato prima lo dò adesso. Il traffico è relativamente scarso, per cui, contrariamente alle mie abitudini, decido di restare sulla ex-statale e spingere fino a casa come in una crono. Ore 11.50 sono davanti al portone, quasi 50km a 40km/h.  E quando mi ricapita?!?

Missione compiuta, Base NATO conquistata!

Dettagli tecnici su Strava: Cicloturisti!@ Ex-Base NATO (Dosso dei Galli)

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3 pensieri riguardo “Ex-Base NATO (Dosso dei Galli)

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